La neoplasia della vescica ha origine dalla trasformazione maligna delle cellule della vescica, ossia dell’organo che raccoglie l’urina prima che venga eliminata dal corpo. In 9 casi su 10 le cellule che si trasformano tumorali sono quelle dell’urotelio, il tessuto che riveste l’interno dell’apparato urinario, perciò si parla di tumori uroteliali.
Secondo i dati del Registro Tumori, in Italia ogni anno, ci sono circa 29.700 nuovi casi di neoplasia vescicale, considerando sia le forme superficiali che quelle infiltranti (in cui il tre ha raggiunto lo strato muscolare della vescica).,
Di questi, 23.700 sono uomini e 6.000 donne. I sintomi con cui si può presentare la neoplasia alla vescica sono comuni ad altre patologie che colpiscono l’apparato urinario, quindi la presenza di sangue nelle urine (ematuria), la formazione di coaguli, la sensazione di bruciore alla vescica quando si comprime l’addome, difficoltà a urinare e dolore associato alla minzione, e una maggior facilità a contrarre infezioni delle vie urinarie.
Man mano che la patologia progredisce, questi disturbi possono diventare importanti e sempre più invalidanti. La prevenzione secondaria, purtroppo, al momento non prevede programmi di screening o metodi di diagnosi precoce scientificamente affidabili.
La citologia urinaria, ossia la ricerca di cellule neoplasiche nel campione di urine, può dare falsi negativi se le cellule tumorali hanno un aspetto difficilmente distinguibile da quelle sane. Occorre che si osservino regole di prevenzione primaria legate ai comportamenti e alle abitudini di vita, che consistono nell’abolizione del fumo e in un’alimentazione sana ed equilibrata. Inoltre, per i lavoratori a rischio è raccomandata la sorveglianza.