Neoplasia al colon, il professor Roberto Persiani: "Crescono i casi, colpa dei.. (2 / 2)

Negli ultimi anni, le terapie mirate e l’immunoterapia stanno offrendo nuove speranze, migliorando la sopravvivenza dei pazienti con forme avanzate della patologia. La prevenzione, attraverso uno stile di vita sano e controlli regolari, resta il mezzo più efficace per ridurre il rischio di sviluppare questa neoplasia. Tuttavia, negli ultimi anni, c’è soprattutto una statistica che si sta facendo sempre più allarmante

La neoplasia del colon-retto sta colpendo sempre più giovani, con un aumento significativo di casi sotto i 50 anni, persino tra i 35enni. In risposta a questa crescita preoccupante, l’Unione Europea ha dedicato il mese di marzo alla sensibilizzazione su questa patologia. EuropaColon Italia ha lanciato la campagna “Se ti informi, lo sai” nell’ambito dell’European Colorectal Cancer Awareness Month, per diffondere informazioni e promuovere la prevenzione.

Ogni anno, in Italia, la neoplasia del colon-retto colpisce oltre 50.000 persone, risultando il secondo più frequente dopo quello al seno. Secondo Roberto Persiani, professore associato e responsabile della Chirurgia oncologica mininvasiva al Policlinico Gemelli di Roma, la patologia è curabile, ma la paura e la vergogna ostacolano la prevenzione. Esami come la ricerca del sangue occulto nelle feci e la colonscopia vengono spesso evitati, portando molti pazienti a ricevere la diagnosi in fase avanzata. A cosa è legato questo aumento di casi secondo il dottor Persiani?

“Quella che oggi è chiamata “epidemia” di obesità unita all’abuso di alcol e alla generale poca attenzione a quello che si mangia hanno un ruolo base nell’insorgenza di questa neoplasia”, ha commentato l’espertoInoltre, la consapevolezza sulla prevenzione è ancora limitata. Mentre per la neoplasia al seno gli screening hanno avuto un impatto positivo, per il colon-retto la mancanza di informazione e la paura degli esami scoraggiano molte persone.

La prevenzione primaria prevede il test delle feci ogni due anni e la colonscopia solo in caso di positività.  Anche l’alimentazione gioca un ruolo chiave: carne rossa, carne processata, zuccheri e alcol dovrebbero essere limitati. Attualmente, gli screening sono consigliati dai 50 anni, ma l’aumento di casi tra i giovani potrebbe portare a una revisione delle linee guida, anticipando l’età per i controlli preventivi.