Rosa Vespa, presentandosi da infermiera, ha sottratto la piccola Sofia alla madre, portandosela via dalla clinica in cui da un giorno era nata. Eppure, due mesi e mezzo dopo questo tremendo fatto di cronaca che, per fortuna, si è risolto in positivo, i legali della clinica, a cui i genitori della neonata avevano mandato una diffida per «omessa custodia e vigilanza dei pazienti ricoverati», hanno mosso pesanti accuse alla mamma della piccola Sofia.
Hanno difatti sostenuto che la sottrazione della neonata non sia avvenuta per colpa della clinica ma per colpa sua. Proprio per questo motivo, le viene attribuita «una censura per contegno omissivo di quella normale avvedutezza che la persona di ordinaria e media diligenza avrebbe dovuto adottare».Â
La clinica ritiene che la mamma della piccola Sofia sia è colpevole di non essersi accorta che Rosa Vespa non era la puericultrice che si sarebbe dovuta occupare della figlioletta, non avendo lei il cartellino e la divisa con la sua foto identificativa. La donna, secondo la clinica, è colpevole di aver consegnato la piccola nella fascia oraria di visita che favoriva l’accesso di terzi dall’esterno. A differenza delle altre madri che hanno allontanato Rosa Vespa, lei non lo ha fatto, pertanto, secondo la struttura, è lei la responsabile dell’accaduto.
Â
Come riportato da Leggo.it, nostra fonte di riferimento, pare che i parenti stretti della mamma di Sofia abbiano manifestato «sospetto e iniziale dissenso» ad affidare la neonata a Rosa Vespa, ossia alla finta infermiera, ma nonostante questo la donna si è fidata e lo ha fatto.
I genitori di Sofia, dal canto loro, hanno querelato la clinica, come la loro legale Chiara Penna ha comunicato a Repubblica, «producendo documentazione a supporto della tesi secondo cui le falle ai sistemi di sicurezza siano molteplici e consolidati, almeno dal 2016».
Â