Musica italiana in lutto: è deceduto l’amato cantante (2 / 2)

Un grande vuoto quello lasciato,  nel mondo della  musica italiana,  dalla scomparsa dell’ 83enne Livio Macchia,  tra i componenti dei Camaleonti, colui che con i suoi baffoni a manubrio e i suoi capelli ricci elettrizzati ha  dato un’impronta innovativa, sul piano estetico, al mitico gruppo fondato nel 1963 da tre ragazzi che avrebbero segnato la storia con i loro successi iconici: Livio, per l’appunto,  Riki Maiocchi e Paolo De Ceglie.

Agli esordi, suonavano al Santa Tecla a Milano,  ma  la loro vita cambiò dopo essere stati notati da Miki Del Prete, collaboratore e paroliere di Celentano. Fu proprio lui a far incidere il brano  Sha… la la la la,  con cui hanno venduto 400mila copie.

I loro primo album uscì nel  1966  col titolo  The Best Records in the World,  mentre il loro anno d’oro fu il  1968,  raggiungendo la cima delle classifiche con  L’ora dell’amore (Homburg dei Procol Harum), successo bissato da Io per lei (cover di To Give di Frankie Valli) e da Applausi.

Fiorello, dramma nella notte per l’amato showman Fiorello, dramma nella notte per l’amato showman

Si sono esibiti con  Eternità,  alla kermesse sanremese nel 1970,   in coppia con Ornella Vanoni, mentre tre anni dopo con Perché ti amo, i Camaleonti hanno portato a casa  Un disco per l’estate. Livio Macchia, bassista, chitarrista e voce dei Camaleonti, ci ha lasciati,  generando un grande vuoto nel mondo della musica italiana, dopo una lunga patologia incurabile  solo  un mese  fa, si era esibito sul palco per festeggiare i 60 anni di carriera della sua band storica che ha portato la musica beat in Italia.

Chi ha avuto la fortuna di lavorare con lui, evidenzia il suo vibrato naturale che in tanti hanno provato, invano, ad imitare, la sua pazzia, il suo carattere ribelle,   ma anche il suo essere  simpaticone,  che faceva scherzi,  a cui piaceva divertirsi e che adorava   le donne.   Livio Macchia immaginava di meritare il Paradiso, dicendo: «Sono stato troppo bravo, mi vogliono tutti bene, abbiamo vissuto una grande, bellissima avventura. Amo ancora stare sul palco, 60 anni di attività sono un record, mi manca la piazza, le luci, le prove. Pure i selfie della gente anche se sono una gran rottura di palle». Non ci sembra vero. Addio Livio, anzi arrivederci.