Fulvio Costantinides e Fabio Cavalli, i due consulenti del pm incaricati dalla Procura di Trieste di indicare l’epoca della morte di Lilly e le cause che l’hanno determinata, hanno depositato la loro consulenza, come è stato reso noto dalla stessa Procura della Repubblica. Ma a quali conclusioni sono pervenuti i due esperti?
“Morte asfittica tipo spazio confinato (plastic bag suffocation), senza importanti legature o emorragie presenti al collo. Il decesso risalirebbe a 48-60 ore circa prima del rinvenimento del cadavere stesso.” Questo ciò che i consulenti hanno messo per iscritto, quindi sulle cause si è fatto un importante passo avanti. A determinare il decesso di Liliana, sarebbe stato il soffocamento.
Sul suo cadavere non sono stati trovati segni di violenza per mano altrui, di lesioni da difesa, di ferite che avrebbero potuto impedire a Liliana Resinovich di reagire all’aggressione. Ricordo anche che è stata esclusa l’assunzione di droga o farmaci. Importante elemento della loro consulenza è l’assenza di segni sospetti sul collo della donna. “Il cadavere non presenta lesioni traumatiche possibili causa o concausa di morte, con assenza per esempio di solchi e/o emorragie al collo, con assenza di lesioni da difesa, con vesti del tutto integre e normo-indossate, senza chiara evidenza di azione di terzi.”
Ora la Procura della Repubblica di Trieste si trova dinnanzi ad un bivio. Potrà decidere di andare avanti con le indagini preliminari o di considerarle completate. Insomma, ancora oggi, ci sono più dubbi che certezze. Tantissime le domande che non hanno trovato una risposta. Ci sono tre settimane tra la data della scomparsa e quella del ritrovamento del cadavere.
Che cosa ha fatto Liliana in tutto quel tempo? Dove è stata? Avrà sicuramente mangiato e dormito per tenersi in vita sino al decesso. Ma dove e come? Sono questi i dubbi che attanagliano sia coloro che si stanno occupando del giallo, che i familiari della povera donna. Sulla morte di Liliana, che si è allontanata da casa senza cellulari e senza fede al dito, non è stata fatta piena luce e questo, glielo dobbiamo.