Morte Diana, quando è morta la piccola: cosa è emerso (2 / 2)

Sul Corriere della Sera sono riportati ulteriori dettagli agghiaccianti, relativi alla morte della piccola. Diana, stando a quanto riportato dal quotidiano, sarebbe morta dopo 5 giorni di agonia. Ma questo quadro terribile, tanto quanto la scena che i soccorritori si sono trovati di fronte del corpicino senza vita della bambina, è reso a dir poco orrendo dalle parole rese dalla Pifferi agli inquirenti.

Lei è partita per Leffe senza un minimo di esitazione, voleva trascorrere inizialmente un weekend, poi una settimana, assieme al compagno, con il quale la relazione era già in crisi. Ha, insomma, anteposto il suo desiderio di provare a ricostruire con l’uomo o, quantomeno, a capire se ci fosse la possibilità di un futuro insieme, pur sapendo che, al suo rientro, avrebbe potuto trovare la figlia morta. La Pifferi ha anteposto il suo desiderio di libertà, allo starsene con la figlia che rappresentava un ostacolo nella sua relazione, una palla al piede, un rifiuto …perché è così che, a mio modestissimo parere, l’ha trattata, consapevole del fatto che non sarebbe riuscita a sopravvivere con quelle temperature, senza acqua né cibo.

Ma tutto questo cozza con l’unica immagine reale che noi abbiamo della piccola. E’ l’immagine di Diana vestita da principessa, col fiocchettino rosa in testa, contornata da palloncini. L’immagine di una bambina apparentemente felice, spensierata, sulla quale si concentravano le premure di chi l’ha messa al mondo. Peccato che l’unico suo scatto sia solo lo scatto di un’apparente felicità, dato che Diana oggi  è un angelo e che quell’immagine compare sul suo manifesto funebre, in vista dei funerali che verranno celebrati domani, 29 luglio.

D’altronde sul profilo social della madre assassina non c’è nemmeno una foto della bambina, nemmeno un ricordo di qualche momento che ha segnato la breve esistenza di Diana. Diana, in fin dei conti, era per lei un qualcosa che potesse muovere gli altri a compassione e questo lo dimostra la finta festa di battesimo, fatta solo per racimolare soldi ai parenti.

Alessia aveva ben altri obiettivi: trovare un uomo che la mantenesse economicamente. Ecco che, pur essendo tornata a Milano diverse volte per accompagnare il suo compagno a lavoro, non è mai passata dalla sua abitazione, tanto da affermare: “Non volevo rovinare tutto. Ho sperato che quello che le avevo lasciato fosse sufficiente”. Anche oggi che è rinchiusa nel carcere di San Vittore la sua priorità è chiedere come mai il suo compagno non le risponda al cellulare. Pare che l’uomo, dopo aver capito tutto ciò che lei, che si spacciava a Leffe per psicologa infantile, ha commesso, lo abbia spento.