Miocardite e trombosi, lo studio che preoccupa il mondo intero (2 / 2)

Viene ripetuto da anni come un mantra che i vaccini hanno sventato il decesso di milioni di persone in tutto il mondo. Secondo un team di epidemiologi dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), oltre 1 milione di europei con più di 60 anni hanno avuto salva la vita grazie ai vaccini anti Covid dal 2020 ad oggi.

Dati che non si sa bene poi di fatto come vengano fuori, visto che più volte la narrazione ufficiale proposta da queste organizzazioni sanitarie sia stata disattesa. Basti pensare a quanto venisse riferito all’inizio della messa sul mercato dei vaccini, quando si affermava con certezza che sarebbero stati in grado di sventare la patologia. Successivamente, si è aggiustato il tiro, sostenendo, invece, che si limitassero ad evitare la malattia grave e via dicendo.

Insomma, tutta questa confusione, generata anche dal fatto che si aveva a che fare con delle situazioni assolutamente nuove dal punto di vista sanitario, non ha fatto altro che alimentare le teorie diffuse dal mondo no vax sulla scarsa efficacia dei vaccini o degli effetti collaterali. L’approvazione di un farmaco è sempre legata a un complesso bilanciamento tra costi e benefici. È per questo motivo che il monitoraggio dei farmaci anche dopo la loro commercializzazione, tramite gli studi di Fase 4, risulta cruciale. Questi studi sono in grado di evidenziare con maggiore precisione l’eventuale comparsa di effetti collaterali e reazioni avverse, grazie alla vasta popolazione coinvolta nella ricerca.

Il Global Vaccine Data Network (GVDN), che attraverso il progetto Global COVID Vaccine Safety (GcoVS) ha valutato a fondo i tassi di incidenza di 13 condizioni (cardiache, ematiche e neurologiche) mettendo a confronto quelli emersi dopo la vaccinazione e quelli attesi in assenza del vaccino.

Nello studio di osservazione che ha coinvolto quasi 100 milioni di persone vaccinate in otto Paesi, sono state esaminate diverse reazioni avverse, tra cui miocardite, pericardite, sindrome di Guillain-Barré, trombosi del seno venoso cerebrale, mielite trasversa, encefalomielite acuta disseminata e altre ancora. Queste 13 condizioni sono state anche correlate al tipo di vaccino utilizzato, sia quello a vettore adenovirale sia quello a mRNA.

Nel caso dei vaccini anti Covid sono emerse delle correlazioni significative con alcune delle 13 condizioni esaminate, ma, tenendo conto dell’enorme numero di persone coinvolte dalla vaccinazione, i numeri rimangono comunque molto bassi, cosicchè si può sostenere che non venga alla fine inficiato il rapporto rischi benefici.  Ad oggi, come indicato da Ourworldindata, sono state somministrate 13,57 miliardi di dosi di vaccino anti Covid e il 70,6 percento della popolazione mondiale ne ha ricevuta almeno una.