In genere le missioni all’estero rientrano principalmente nella branca delle CRO (crisis response operations), ovvero operazioni non belligeranti che puntano a imporre un armistizio (peace enforcement), mantenere la pace (peace keeping) o ricostruire le istituzioni governative di uno Stato (peace building). Questo è quello di cui si è occupato il protagonista della nostra storia, un 32enne statunitense, costretto, per lavoro, ad essere per molto tempo via dai suoi affetti.
Si è vicini col cuore, ed è questo quel che conta ma, logicamente, chi si trova a fare un lavoro come quello del militare, esposto a continui rischi, con un forte stress psicologico, legato allo star lontano dalla propria compagna e dai suoi figli, perde molti passaggi della vita dei suoi pargoli.
Dopo 6 mesi di missione, Mike è rientrato a casa, non vedendo l’ora di abbracciare la figlioletta che è nata quando lui era già via per cui si è trattato del loro primo incontro. Un’emozione fortissima, con le gambe che gli tremavano per la gioia di stringere, finalmente, il frutto del suo amore con Elisabeth.
Peccato che, a volte, ci pensa il destino a stravolgere i piani e i sogni. Tutto ad un tratto, sua moglie è scoppia a piangere ininterrottamente e, ovviamente, l’uomo non riusciva a capire se le lacrime fossero di commozione o legate a qualcos’altro che la stava turbando.
Poco dopo i suoi dubbi sono stati fugati, dal momento che la povera donna è stata costretta a comunicare al neo papà che loro figlia è affetta da una grave patologia genetica. Sono bastati pochi istanti a trasformare un ritorno felice, in un incubo ad occhi aperti, dal momento che per qualsiasi genitore sentire queste parole è un colpo al cuore.