La Notte di Natale finalmente è stata diversa dagli anni precedenti. Un’affluenza incontenibile di fedeli per sentire le parole di Papa Francesco. Dopo anni di restrizioni, di normative anti-contagio legati al Covid, allo scoppio della pandemia che ha interrotto tradizioni e consuetudini religiose, ieri si è tornato ad una velata normalità. Così in tantissimi sono stati i fedeli che hanno popolato le navate della Basilica di San Pietro.
Sguardi commossi, occhi lucidi, volti rigati di lacrime, silenzio, raccoglimento, preghiera, accomunati dalla stessa fede, per ascoltare le parole del Papa, massimo rappresentante della Chiesa. Un’omelia in cui Francesco fa riflettere sulle parole vicinanza, povertà e concretezza.£ Sappiamo tante cose sul Natale ma ne scordiamo il significato”, ha esordito il Pontefice, esortando a ritrovarlo guardando la mangiatoia, simbolo del natale e della venuta di Gesù sulla Terra e il Bambinello che in essa è arrivato proprio nella notte.
La mangiatoia come luogo di sostentamento. Dalla mangiatoia gli animali prendono il cibo per sopravvivere, mentre nel mondo una umanità insaziabile di potere e soldi consuma i propri simili. Queste le forti parole del Papa che invitano alla riflessione, con un pensiero sempre rivolto ai piccoli, ai bambini “divorati dalle guerre e dalle ingiustizie“, senza mai citare espressamente le atrocità in corso tra Russia e Ucraina ma la sua mente è là. Francesco aggiunge: “Dio nella mangiatoia si fa prossimo e umile e ci dice che lui è con noi”, continuando: “Natale vuol dire che Dio è vicino, rinasca la fiducia”.
Mangiatoia come povertà e semplicità, in quanto è il luogo in cui Gesù è nato, per farci riflettere sulle vere ricchezze della vita, ricordando che il vero Natale è al servizio dei poveri, dello spirito di carità che dovrebbe essere intriso in tutti noi. Tantissimi i fedeli presenti, circa settemila, come non si vedeva dagli anni ante-pandemia, mentre in molti altri anni seguito la celebrazione della Santa Messa attraverso i maxi schermi in Piazza San Pietro. Un ritorno alla normalità graduale, fatta di gesti religiosi, dello scambio del segno della pace, del raccoglimento in segno di fede, di unione, di accoglienza al Bambinello che ci invita a riflettere. Momenti sentiti, forti, commossi. Momenti che mancavano da tempo…troppo.