La meningite batterica è una malattia molto aggressiva, anche fortunatamente non frequente. Sostanzialmente è “‘infiammazione del membrana che riveste cervello e midollo (meninge)“. Si trasmette attraverso la saliva, gli starnuti, i baci, lo scambio di posate, la condivisione di alimenti.
Una persona su dieci che si ammala, muore e tre riportano delle conseguenze permanenti come problemi all’udito, agli arti, alla vista, cinque-sei persone su dieci guariscono completamente. La possibilità di evitarla viene dai vaccini e nei casi di emergenza dagli antibiotici
Spesso sono i portatori sani e asintomatici a trasmetterne i batteri che provocano la malattia: il meningococco, il pneumococco e l’emofilo. Questi batteri sono presenti nelle alte vie respiratorie (naso e gola) anche in chi è sano, ma può trasmettere, da persona a persona, il batterio attraverso le secrezioni respiratorie. I batteri che provocano la meningite fuori dell’organismo umano sopravvivono solo per pochi minuti.
Inizialmente non è facile riconoscere i sintomi e questo è il motivo principale per cui la diagnosi arriva troppo tardi. Nelle prime 10 ore in cui si è contratto il virus compare febbre, lo stato somiglia a quello influenzale. Poi comincia il mal di testa che con il passare del tempo diventa sempre più forte, quindi compare la rigidità muscolare e anche la febbre si alza di molto. I sintomi si fanno più dopo 20 ore: perdita di conoscenza, convulsioni e macchie sul corpo.
Sono i bambini piccoli e giovani le categorie più a rischio di contrarre la meningite, proprio per i contatti frequenti tra i coetanei. Tra i neonati la prognosi non è semplice.
10 giorni dura l’incubazione, tempo in cui è necessaria la profilassi con una terapia antibiotica specifica. La possibilità di contagiosità è bassa, ma anche se rari possono originare focolai epidemici. Vaccinarsi mette al sicuro dalla malattia. Esistono vaccini contro meningite da Haemophilus influenzale di tipo B, dallo pneumococco e dai ceppi A, B, C, Y, W 135 del meningococco.
Il ceppo piu’ diffuso è il B, ma ora l’attenzione è puntata sul C, che in Toscana, nel 2016, ha registrato 24 casi, tra i quali 4 decessi. “Tutti con età superiore ai 10 anni perchè in Toscana il vaccino è stato introdotto tra quelli obbligatori dal 2005 per tutti i nuovi nati“, come riferisce Alberto Villani, responsabile Malattie Infettive del Bambino Gesù di Roma.