Sono passati 14 anni dal femminicidio di Melania Rea, ma il dispiacere per la famiglia, in particolare per il padre Gennaro, è ancora vivo. Ogni 18 aprile, anniversario del delitto avvenuto a Civitella del Tronto, il ricordo si riaccende. Quest’anno, però, è soprattutto il futuro a turbare Gennaro: l’uomo ha espresso grande disappunto e indignazione per quello che succederà a breve.
Salvatore Parolisi potrebbe uscire di prigione tra due anni, dopo una condanna a 20 anni. “Quell’essere immondo potrà rifarsi una vita. Mia figlia non tornerà più”. La condanna non ha previsto l’aggravante della crudeltà, nonostante Melania sia stata eliminata con 35 coltellate davanti alla figlia Vittoria, che aveva solo 18 mesi.
“Chi toglie la vita in quel modo, davanti alla propria figlia, non dovrebbe uscire più dal penitenziario. Invece oggi, come allora, si continua a perdere la vita e la giustizia resta cieca”, ha aggiunto il padre di Melania.
I giudici parlarono di un “delitto impeto“, ma la famiglia Rea non ha mai accettato questa interpretazione. Il padre accusa la giustizia italiana di mancare di certezza della pena: “Chi distrugge una famiglia non può godere di benefici per buona condotta”. Vittoria, oggi 15enne, è cresciuta con i nonni materni, ha cambiato cognome e non vuole avere nulla a che fare con il padre, che “non ha mai chiesto notizie né chiesto scusa”.
La famiglia è pronta a controllare ogni suo passo una volta libero: Parolisi è infatti obbligato a pagare un risarcimento da due milioni di euro, uno per Vittoria e uno per i Rea. “Non faremo sconti. La vita che ha spezzato non può essere dimenticata”, conclude il nonno.