Le urla di gioia, gli applausi rivolti ai carabinieri, di chi, ignaro, si è trovato ad assistere alla scena di una cattura storica, non potranno essere dimenticati ma c’è da capire il punto di vista di chi ha curato Messina Denaro che, ricordiamo, seppur sotto falso nome, quello di Andrea Bonafede, era un paziente oncologico e lo sarà anche all’interno del carcere de L’Aquila che, lo ricordiamo, è un carcere di massima sicurezza. Il boss è già stato affidato alle cure dei medici della Asl che operano all’interno del penitenziario.
A parlare è il dottor Vittorio Gebbia, responsabile dell’oncologia medica della clinica palermitana; struttura in cui è avvenuto il blitz dei carabinieri del Ros che ha portato all’arresto del superlatitante, in cui il capo dei capi di Cosa Nostra era in cura da più di un anno, dopo la diagnosi di Adenocarcinoma mucinoso del colon.
Si tratta di una forma aggressiva di tumore che attacca il colon, diagnosticato all’Ospedale Vittorio Emanuele Secondo di Castelvetrano (Trapani), sua città natale. Le condizioni di salute di Messina Denaro sarebbero molto gravi in quanto, negli ultimi mesi, la malattia si è aggravata. Intervistato da Repubblica, l’oncologo ha spiegato che il boss, sotto falso nome, è giunto in clinica per sottoporsi alle cure ma il suo quadro clinico si è aggravato e questo è emerso dopo gli accertamenti diagnostici fatti al termine del primo ciclo di chemioterapia.
Il dottor Vittorio Gebbia ha fornito ulteriori particolari a Repubblica, dicendo di aver firmato l’autorizzazione al posticipo di 3-4 giorni del ciclo di chemioterapia, in quanto, a suo avviso, si tratta di un ritardo contenuto, privo di conseguenze. Ora che si trova al 41 bis, che comporta l’isolamento dagli altri detenuti, anche nell’ora d’aria, la limitazione dei colloqui con i familiari: solo uno al mese, a intervalli regolari, della durata di un’ora, e dietro un vetro, continuerà a ricevere le cure oncologiche in carcere.
L’oncologo non ha dubbi sul fatto che verrà assistito correttamente nel penitenziario di massima sicurezza, precisando che, dai comportamenti di Messina Denaro, non ha mai avuto il minimo dubbio che potesse trattarsi di un mafioso di quel calibro. “Io lo avrò ricevuto nel mio studio due o tre volte e assicuro che, tra le migliaia di pazienti che visito, questo signor Andrea Bonafede non mi è mai balzato all’occhio per nessun motivo. Anzi, se mi avessero detto prima che si poteva trattare di Messina Denaro non ci avrei creduto”. Queste le parole con cui il dottor Gebbia ha chiuso la sua intervista.