Matteo Messina Denaro, la decisione choc dal carcere (2 / 2)

C’era da aspettarselo da un superlatitante come lui e la notizia è arrivata. Il boss non ha partecipato alla prima udienza dell’appello a Caltanissetta. Matteo Messina Denaro che, dal carcere aquilano, in cui è al 41 bis, non si è seduto sulla sedia in cui, in collegamento con l’aula bunker del carcere Malaspina di Caltanissetta, avrebbe dovuto partecipare, in collegamento, al processo che lo vede accusato di essere il mandante delle stragi di Capaci e via D’Amelio. 

Non è comparso e, dopo un po’, dalla sedia vuota si è passati allo spegnimento degli schermi. Sono in tanti che protegge e tanti a proteggerlo, come hanno dimostrato i silenzi collettivi, i non so di tanti, per non parlare di una fitta rete di depistaggi, coperture, soffiate che hanno permesso al capomafia di sfuggire all’arresto.

Il presidente della Corte d’Assise di Caltanissetta Maria Carmela Giannazzo, data l’assenza del boss, probabilmente per motivi “legati al suo stato di salute e alle cure che si stanno prestando all’imputato”, come ha precisato il procuratore generale di Caltanissetta all’Adnkronos, ha deciso di rinviare l’udienza al 9 marzo. 

L’Ansa ha riportato che il boss, all’interno dell’istituto penitenziario, è stato sottoposto alla prima seduta chemioterapica, in una stanza apposita, vicina alla sua cella. L’avvocato Salvatore Baglio, uno dei due difensori d’ufficio del mafioso, in aula ha comunicato di avere ricevuto una delega orale dal difensore di fiducia nominato da Messina Denaro, Lorenza Guttadauro, nipote del boss, figlia di una sorella, chiedendo i termini a difesa che sono stati accolti.

A quel punto, l’udienza è stata rinviata ma la speranza che possa collaborare, in quanto depositario di conoscenze sulla stagione stragista del 92 e del 94, non è ancora cessata. Ricordiamo, per dover di cronaca, che Messina Denaro non ha presenziato all’udienza in cui è accusato di essere il mandante delle due stragi in cui morirono i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, la moglie di Falcone, Francesca Morvillo, e le scorte. Si sarebbe trattato della sua prima udienza in presenza,  dato che per 30 anni, grazie alla sua latitanza, si è tenuto ben lontano dalle aule giudiziarie.