Matteo Messina Denaro ha chiesto un foglio di carta e una penna: cosa ha scritto (2 / 2)

Da quanto si è appreso in ambienti della clinica palermitana La Maddalena, dove il boss si era recato, il 16 gennaio, per sottoporsi ad un tampone anti-Covid prima di un day hospital, pare che anche in quest’ultima occasione (che gli è andata male), Matteo Messina Denaro abbia tentato la fuga, riuscendo ad allontanarsi sino ad un bar, dove è stato catturato. A Castelvetrano si respira un’aria di leggerezza dopo il suo arresto. Ma chi è quest’uomo?

Matteo Messina Denaro era latitante dall’estate del 1993. Tramite una lettera scritta ad una certa Angela, sua fidanzata all’epoca, annunciò la sua latitanza, scrivendo: “Sentirai parlare di me, mi dipingeranno come un diavolo, ma sono tutte falsità“. Il mafioso è stato condannato all’ergastolo per decine di omicidi, tra cui quello di Giuseppe Di Matteo, il ragazzino 15enne strangolato e poi sciolto nell’acido, come ritorsione nei confronti del padre che aveva deciso di collaborare con la giustizia dopo il suo arresto.

Messina Denaro, assieme a Totò Riina e a Bernardo Provenzano, nomi che hanno riempito le pagine di giurisprudenza,  è stato tra i mandanti delle stragi avvenute tra il 1992 e il 1993, durante la guerra di mafia tra l’organizzazione criminale siciliana Cosa nostra e lo stato Italiano. Fu lui il responsabile della morte dei giudici Falcone e Borsellino, dell’attentato a Roma contro Maurizio Costanzo, delle stragi di via dei Georgofili a Firenze e di via Palestro a Milano.

Più passano le ore, più emergono ulteriori dettagli riguardanti la latitanza del boss. Repubblica.it ha riportato che il vero Andrea Bonafede( nome utilizzato da Messina Denaro per recarsi in clinica), è indagato per associazione mafiosa e favoreggiamento aggravato, ammettendo di conoscere da una vita il boss arrestato, per poi aggiungere un altro particolare davvero agghiacciante: con i suo soldi ha acquistato il covo di Campobello di Mazara, ossia il luogo segreto nel quale il boss viveva.

Tra i tanti dettagli che sono iniziati ad arrivare, ce n’è un altro, relativo all‘arrivo in caserma del boss, caricato dai carabinieri del Ros in un furgone nero. Dopo essersi tolto il giaccone di montone, gli rimane addosso una camicia elegante, e, al polso, un orologio da 30 mila euro. Tutto ad un tratto, l’erede di Totò Riina e Bernando Provenzano, ha chiesto un foglio di carta ed una penna. Sapete cosa ci ha scritto?: “I Carabinieri del Ros e del Gis mi hanno trattato con grande rispetto e umanità. Palermo. 16 gennaio 2023”. Sotto, la sua vera firma, “Matteo Messina Denaro”.