Matteo Messina Denaro è deceduto: è successo tutto all’improvviso (2 / 2)

Fedelissimo di Totò Riina, dopo l’arresto del boss, Matteo Messina Denaro si è messo agli ordini di Provenzano, padrino con cui scambiava pizzini pieni di rispetto e di affetto, ma che in realtà seguiva solo in parte. Perché Messina Denaro preferiva l’azione. Poi, quando i boss sopra di lui sono caduti a uno a uno, Diabolik ha iniziato a contare sempre di più. Ed è diventato tra gli uomini più ricercati al mondo.

La caccia a Diabolik si è conclusa il 16 gennaio di quest’anno, quando tutti i quotidiani e i siti d’informazione nazionali e, di conseguenza, mondiali, hanno iniziato a diramare, a macchia d’olio, la notizia del suo arresto, avvenuto nella clinica La Maddalena di Palermo, mentre aspettava il suo turno, sotto falso nome, per sottoporsi ad una seduta di chemioterapia.

A differenza di suo padre,  Don Ciccio,  che era riuscito a farsi prendere solo da deceduto, per Matteo non è stato così, in quanto la giustizia lo ha acciuffato prima, seppur gravemente malato, mentre si stava recando a fare una seduta di chemioterapia presso la clinica La Maddalena, sotto il falso nome di Andrea Bonafede.  Suo padre, Francesco Messina Denaro, che i picciotti chiamavano “don Ciccio”, aveva assicurato alla sua famiglia condizioni di vita agiate, dedito al traffico di beni archeologici del mondo greco e latino.  Don Ciccio si è  spento nel suo letto il 3 dicembre 1998  con tanto di doppiopetto e due santini nelle tasche, quello di San Francesco e della Madonna Libera di Partanna. A differenza sua,  che  se n’ è andato da faraone, per Matteo non è andata allo stesso modo.

Le condizioni dell’ex  latitante che, con il suo decesso, ha segnato la fine di un’epoca, erano gravissime da ormai diverso tempo. A mezzo stampa si apprendeva che alternava momenti di lucidità a momenti di  grande debolezza. Già da qualche giorno Messina Denaro non riusciva ad alimentarsi in maniera autonoma. Il 12 settembre gli erano state sospese le cure, mantenendo solo la terapia per il dolore.  Nel testamento biologico avrebbe manifestato la volontà di non subire l’accanimento terapeutico con l’utilizzo delle macchine per essere tenuto in vita e, proprio per questo motivo, con l’assenso della famiglia da alcune settimane è stato sottoposto alla terapia del dolore con la interruzione della chemioterapia.

In coma irreversibile,  a Messina Denaro, nella serata di ieri,  i medici hanno sospeso l’alimentazione.  Da giovedì le sue condizioni di salute si sono aggravate, quando ha avuto un sanguinamento per poi essere colpito da un collasso con i parametri vitali compromessi.  Al capezzale, sino a quando è venuto a mancare, si trovavano  la nipote e legale Lorenza Guttadauria e la giovane figlia Lorenza, riconosciuta recentemente e incontrata per la prima volta nel penitenziario di massima sicurezza dell’Aquila ad aprile.  “Non mi pento di nulla”,  ha dichiarato Messina Denaro nel suo primo interrogatorio e così è stato, negando omicidi, stragi,  ma ammettendo d’essere un uomo d’onore.  La notizia del decesso di uno degli artefici della stagione stragista di Cosa Nostra è già nei libri di storia e giurisprudenza di tutto il mondo.