La vedete qui, Martina, stretta nell’abbraccio amorevole del marito Antonio, poche ore prima del suo decesso, sopraggiunto all’improvviso nell’estate di sei anni fa. A portarsela via, a soli 28 anni, una neoplasia diagnosticatale mesi prima, durante un controllo di routine. Antonio, conosciuto tra i banchi di scuola, le è stato accanto sino alla fine.
L’ha accudita, coccolata, non facendola mai sentire sola. Pochi giorni dopo il decesso, l’uomo si è recato sulla lapide della moglie defunta, per depositare un mazzo di rose rosse su di essa e pregare. E’ stato in quel frangente che ha notato una cosa stranissima: un mazzo di fiori, simile al suo, poggiato sul marmo.
Il bouquet era accompagnato da un biglietto che recitava: : “Ti amo, tuo Giovanni”. Antonio, paralizzato, ha pensato che quei fiori fossero di una amante della moglie, non credendo ai suoi stessi occhi. In preda all’ira, li ha afferrati e buttati via, nel prato del cimitero.
In lacrime, ha poi preso il biglietto in mano e ha letto attentamente quel bigliettino, arrivando ad un’altra conclusione: sua moglie aspettava un bimbo da lui ma non è riuscita a portare a termine la gravidanza per le sue problematiche di salute. Così, consapevole del fatto che il tumore non le avrebbe lasciato molto tempo, ha scritto quella lettera.
Giovanni non era l’amante, ma quel figlio mai nato che ha desiderato con tutta se stessa. Da allora di anni ne sono passati sei e Antonio si è rifatto una vita, con una donna conosciuta tramite amici in comune. Ha scelto di risposarsi e di chiamare suo figlio proprio Giovanni, come Martina voleva. Esiste storia più toccante di questa? Non ci sono parole per descriverla, vero?