Martina Carbonaro, l’annuncio dello zio di Alessio: "La reazione che ha avuto può starci" (2 / 2)

Anche la famiglia di Alessio Tucci vive giorni di grande incredulità e sofferenza. Intercettato dalla redazione di Pomeriggio Cinque, uno zio del ragazzo ha espresso sgomento e rabbia, descrivendo il nipote come un “bonaccione” incapace, almeno nell’immaginario familiare, di un simile delitto. Ma alcune sue dichiarazioni hanno suscitato polemiche.

Pur ribadendo la totale condanna per l’atto, lo zio ha provato a interpretare il delitto come un “attimo di follia”, paragonandolo metaforicamente al “lancio di una pietra” seguito dalla fuga. Una giustificazione che, seppur involontaria, ha riaperto il dibattito sul rischio di banalizzare questi episodi.

A dividere ancor di più è stata la sua ammissione: “Quello che mi ha fatto rabbia è il dopo“, riferendosi al comportamento di Tucci post-delitto, incluso un ambiguo “appuntamento” con degli amici. “Per queste cose non lo perdono”, ha aggiunto, sottolineando come quel lato calcolatore contrasti con l’immagine del ragazzo “buono come il pane” che credevano di conoscere.

Intanto, l’esame autoptico ha ricostruito gli ultimi momenti della 19enne: Martina è deceduta per frattura cranica ed emorragia, con quattro ferite alla testa che testimoniano una lunga agonia. Un quadro che rende ancora più grave il tentativo di ridurre tutto a un “raptus”.

“Nessuno in casa immaginava potesse accadere“, ha confessato lo zio, descrivendo una madre distrutta, “piena di paura per il figlio” dietro le sbarre. Ma la domanda più cruda è rimasta senza risposta: “Potrò mai perdonarlo?”. Una lacerazione che non cancella, però, il bisogno di giustizia per Martina.