Era una serata come tante altre per una coppia a teatro, in attesa che il sipario si alzasse su una commedia tanto attesa. Ma il vero spettacolo, quella sera, non si è svolto sul palco, bensì tra le quinte, con un protagonista inaspettato: il marito. Seduti al loro posto, l’uomo comincia a manifestare un evidente disagio.
Con un sussurro imbarazzato, confessa alla moglie un’urgenza improrogabile: “Devo andare al gabinetto, non resisto.” Nonostante le proteste sottovoce della consorte, che cerca invano di trattenerlo, l’uomo si alza, piegato in due dai dolori. Con passo incerto si dirige verso l’uscita della sala, in cerca disperata di un bagno.
La maschera del teatro, con la calma di chi gestisce situazioni più teatrali che pratiche, fornisce indicazioni dettagliatissime: corridoi, scale, porte da contare. Ma, come in un vero labirinto, l’uomo si perde, confuso e ormai sul punto di cedere alla pressione intestinale. La ricerca di un bagno si trasforma in una corsa contro il tempo.
Alla fine, il caso vuole che si imbatta in una stanza buia e silenziosa. L’ambiente ideale per risolvere il suo dramma personale. Scorge un vaso di fiori e, senza esitazione, ne fa il suo rifugio improvvisato. Con gesti veloci, rimedia come può, convinto di aver risolto il problema in modo discreto.
Dopo essersi ricomposto, sistema il vaso e i fiori, lasciando la stanza con sollievo e un vago senso di soddisfazione. Tornato in sala, si siede accanto alla moglie. “È molto che è iniziato?” chiede sottovoce. Lei, con un’espressione perplessa, risponde: “Cinque minuti. Ma non ho capito bene di cosa parla… È arrivato uno, ha fatto la cacca in un vaso di fiori e poi è andato via.” AHAHAHA