Mario Cerciello Rega, il carabiniere italiano ucciso brutalmente: un’altra terribile notizia (2 / 2)

Cerciello si trovava assieme al collega Andrea Varriale, quel maledetto giorno. Lee Elder Finnegan e Gabriel Natale Hjorth si trovavano in vacanza a Roma e  volevano comprare droga a Trastevere. Incontrano Sergio Brugiatelli che, in piazza Mastai, indica loro un pusher da cui rifornirsi. Scoprendo che non c’è droga, rubano lo zaino di Brugiatelli, pretendendo 100 euro e cocaina per restituirlo.

Brugiatelli a quel punto, allerta il 112 e Cerciello e Varriale si presentano all’appuntamento al posto dello spacciatore, senza indossare la divisa. Quando tentano di bloccare i due giovani, Finnegan colpisce Cerciello con 11 coltellate, ferisce Varriale e scappa con l’amico, tornando nella camera 109 dell’albergo Le Meridien che li ospitava. I due vengono catturati il giorno dopo. Ad incastrarli sono lle immagini delle telecamere di sorveglianza e le testimonianze. Erano già pronti a fuggire, nascondendo il coltello con cui hanno ucciso Cericiello, con una lama da 18 centimetri, in un controsoffitto.

Ieri, come se il dolore legato alla morte del 35enne non fosse già abbastanza, las Corte di Cassazione ha annullato le condanne nei confronti di Lee Elder Finnegan e Gabriel Natale Hjorth per l’omicidio del carabiniere Mario Cerciello Rega. I giudici ritengono che sia necessario rifare il processo d’appello, ossia quello che aveva condannato Finnegan a 24 anni di reclusione e Hjorth a 22, in quanto la Corte ritiene credibile la tesi difensiva, secondo la quale i due americani non sapevano di trovarsi di fronte due carabinieri.

Renato Borzone, l’avvocato che difende Lee Finnegan Elder a margine della sentenza della Suprema Corte di Cassazione, ha dichiarato: “Elder non era consapevole di avere di fronte un carabiniere e lo ha sempre detto chiaramente, fin dall’inizio” . Il legale, come riportato da Fanpage.it, ha spiegato: “La dinamica del fatto escludeva questa circostanza, confermando che il collega Andre Varriale, che era con Cerciello la notte della tragedia, non avesse detto la verità. Ci dispiace che ciò sia avvenuto solo al terzo grado di giudizio, ma l’importante è che sia stato riconosciuto”.

Dinnanzi a questa agghiacciante sentenza, la vedova Cerciello e i familiari del vicebrigadiere ucciso non hanno rilasciato dichiarazioni alla stampa che li aspettava fuori dal Palazzaccio, anche se il loro gesto dice tutto. Difatti, si sono recati nel luogo dell’omicidio, che si trova poco distante dalla Cassazione, stringendosi in un forte abbraccio. Tutto da rifare, dunque.