Marco Vannini, mamma Marina contro Martina: "Altro che modello…" (2 / 2)

Un nuovo capitolo  si è aperto.  Martina Ciontoli,  fidanzata di Marco Vannini, ha lasciato la cella dopo tre anni di detenzione, in quanto il Tribunale di sorveglianza  le ha concesso il permesso di  lavorare fuori dal penitenziario.  Martina, condannata a nove anni e quattro mesi per concorso in delitto,  lavorerà  presso un bar del Ministero della Giustizia, con turni dal lunedì al venerdì, dalle 7:30 alle 14:30.

Martina Ciontoli, all’interno del penitenziario romano di  Rebibbia, ha conseguito la laurea in Scienze Infermieristiche con il massimo dei voti, ottenendo un 110 e lode, eppure il suo rilascio  ha diviso fortemente l’opinione pubblica, specialmente chi si è immedesimato nella famiglia del povero Marco Vannini.

Inevitabile la reazione di mamma Marina,  che si è lasciata andare ad un duro sfogo nel corso di un’intervista a Il Messaggero ,, esprimendo la sua fervida opposizione alla decisione del Tribunale.  Queste le sue parole: :«Martina Ciontoli detenuta modello? Non lo credo. Non ci ha mai scritto nemmeno una lettera di scuse o di pentimento. Non c’è stato alcun segno di ravvedimento in questi tre anni» .

Marina e  Valerio sono due genitori rimasti orfani dell’unico figlio che amano alla follia e che, ad oggi, non si capacitano.  Marina, nel corso dell’intervista, ha aggiunto: «Come può essere considerato detenuta modello se non ha mai cercato di contattarci per dirci che le dispiaceva? Se fosse davvero pentita, avrebbe trovato il modo di farcelo sapere» ,

Infine, ha tuonato:  «Ora che ha ricevuto questa opportunità, dovrebbe avere la coscienza di dirci esattamente cosa è successo in quella casa la sera in cui è  deceduto mio figlio. Noi meritiamo risposte, e lei ha un dovere morale verso di noi e verso Marco» . E c’è dell’altro, il   prestito di 80mila euro richiesto dalla famiglia alla banca appena un mese dopo il delitto, dal quale si evince  che non se ne sono mai importati nulla di Marco.  Difatti ha chiosato:  «Hanno messo come garanzia la loro casa, con un’ipoteca al doppio del valore, e non hanno mai pagato le rate. Questo dimostra come, pochi giorni dopo l’o, fossero già impegnati a pensare ai propri interessi materiali. Hanno persino venduto beni personali. Tutto questo mostra quanto poco si siano preoccupati delle conseguenze delle loro azioni e di quanto accaduto a Marco» .