Marburg, “Virus altamente letale e contagioso”: rischio epidemia dopo i primi casi (2 / 2)

Si tratta del virus di Marburg che, come spiegato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, consiste in una febbre emorragica virale altamente infettiva, della stessa famiglia della più nota malattia da virus Ebola. Il Ghana ha confermato due casi sospetti positivi a questo virus, descritto come “altamente letale” . I due pazienti, non imparentati tra loro, sono entrambi deceduti e hanno manifestato sintomi come diarrea, febbre, nausea e vomito.

L’infezione viene trasmessa alle persone dai pipistrelli della frutta. Il contagio avviene poi con il contatto con sangue infetto, altri fluidi o tessuti corporali o materiale o superfici infetti. Non esistono vaccini né cure approvate per affrontare questo virus ma va sottolineato che la capacità di trasmissione è molto bassa e che si tratta di un virus piuttosto raro.

Il virus si chiama così  perché il primo focolaio conosciuto, con una trentina di persone colpite, si verificò in Germania Occidentale nel 1967, a Marburg e Francoforte, con altri 2 casi a Belgrado, in Jugoslavia. Il contagio avvenne tramite cercopitechi infetti, che vennero spediti a 3 diversi laboratori in Europa. Francis Kasolo, rappresentante dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) in Ghana, ha dichiarato: “Le autorità sanitarie sono sul campo per indagare sulla situazione e prepararsi per una possibile risposta all’epidemia. Stiamo lavorando a stretto contatto con il Paese per aumentare il rilevamento, tenere traccia dei contatti ed essere pronti a controllare la diffusione del virus”.

Carlo Federico Perno, virologo clinico e responsabile della Microbiologia e Diagnostica di Immunologia all’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma ha speigato:“Questi virus fanno male perché sono virus altamente letali per persone denutrite o con altre patologie. Per fortuna sono virus normalmente autolimitanti, per una serie di ragioni virologiche tendono a limitarsi, ma non spariscono, scompaiono dalla nostra vista ma continuano a esserci, e ritorneranno”.

L’esperto ha concluso con un’osservazione più che doverosa: “Ciò che accade in un altro continente non può non riguardarci. Omicron 5 ne è la dimostrazione, si sta diffondendo quasi sincronicamente in tutto il mondo a causa degli spostamenti massivi di milioni di persone. Queste cose accadranno sempre di più”.