
Il governo sta lavorando a una Legge di Bilancio da 16 miliardi di euro e, oltre alle banche, potrebbe chiedere un contributo anche al settore assicurativo. Secondo quanto riportato da MF-Milano Finanza, l’attenzione sarebbe rivolta in particolare alle polizze auto che tutelano il conducente in caso di infortunio, con la possibilità di un aumento retroattivo della tassazione.
Oggi questi premi sono soggetti a un’imposta del 2,5%, ma l’Agenzia delle Entrate, in base a una recente interpretazione, ritiene che dovrebbero essere considerate parte del comparto Rc Auto e quindi tassate al 12,5%. Se confermata, questa lettura avrebbe effetti significativi sulle casse dello Stato, pur lasciando alle compagnie il ruolo di sostituto d’imposta, con l’onere fiscale a ricadere sugli assicurati.
Non sarebbe la prima volta che il settore assicurativo si trova coinvolto in manovre di questo tipo. Lo scorso anno, pochi giorni prima dell’invio del Documento di Bilancio a Bruxelles, le compagnie avevano ricevuto una richiesta a sorpresa: l’anticipo annuale del bollo sulle polizze vita, in precedenza pagato solo alla liquidazione. L’intervento aveva generato per lo Stato un incasso aggiuntivo di circa 1 miliardo nel 2025, più altri 800 milioni distribuiti sui tre anni successivi.

Il tema della tassazione delle polizze infortuni per il conducente è attualmente oggetto di confronto tra l’Agenzia delle Entrate e le assicurazioni. L’Ania, associazione di categoria, ha discusso la questione durante il suo ultimo comitato esecutivo, decidendo di affidarsi a pareri legali di esperti giuristi.
Le compagnie sostengono che l’aliquota attuale del 2,5% sia corretta secondo le norme vigenti, citando anche precedenti storici: negli anni ’80 un tentativo simile di aumentare l’imposta non aveva avuto seguito proprio perché l’interpretazione delle assicurazioni era stata ritenuta giusta. La partita, insomma, resta ancora aperta.