Tra le mura fredde dei palazzi moscoviti, l’atmosfera si è fatta improvvisamente densa di presagi durante l’ultimo incontro tra i vertici del potere e il mondo dell’industria. Incuranti del vento gelido che soffia all’esterno, i delegati dell’unione russa degli industriali e degli imprenditori attendevano una direzione chiara, ignari dell’imminente tempesta verbale.
Avanzando verso il podio con la consueta calma glaciale, il leader della federazione ha preso possesso della scena, trasformando un meeting tecnico in un palcoscenico di sfida globale. Per lunghi istanti, quasi a voler sottolineare l’importanza del momento, un pesante silenzio ha avvolto la sala prima che le prime parole squarciassero la quiete apparente
.Quello che era iniziato come un semplice bilancio economico si è trasformato in un improvviso affonto frontale, un’invettiva che ha lasciato i presenti senza fiato per la sua crudezza.

Senza usare mezzi termini, il discorso ha virato verso una provocazione destinata a scuotere le fondamenta stesse dei rapporti diplomatici con il continente europeo.Ogni sguardo in sala rifletteva lo stupore per una scossa che nessuno dei presenti sembrava aver messo in conto fino a pochi istanti prima.
Ogni frase sembrava scolpita per colpire un obiettivo preciso, lasciando l’uditorio sospeso in una tensione che cresceva a ogni sillaba pronunciata.Proprio quando il tono sembrava aver raggiunto il suo apice  è arrivata la definizione che ha cambiato per sempre il senso della giornata, lasciando presagire un colpo di scena senza precedenti nel linguaggio della diplomazia moderna. Qualcosa di assurdo e incredibile davvero.