Fatemeh Sakhtemani è arrivata a Teheran il 5 giugno ed era tutto tranquillo ma, nelle nella notte tra il giovedì e il venerdì successivi sono iniziati i bombardamenti. L’architetta iraniana, residente in Italia rimasta bloccata con il figlio di 18 mesi nel suo Paese di origine, dove si era recata per far conoscere ai nonni il bimbo, durante lo scontro con Israele, ha fornito la sua testimonianza ai microfoni di fanpage. L’allarme è stato lanciato da Salvatore Politi, ginecologo romano, dopo non essersi riuscito a mettere in contatto con lei.
L’ Ambasciata è riuscita, finalmente, a mettersi in contatto con lui per fargli sapere che lei e il loro bambino stavano bene. ” Questo il racconto della donna: “Aspettavano che finisse presto tutto e che riaprissero gli aeroporti, all’inizio nemmeno loro sapevano che cosa fare. Poi hanno visto che la situazione non si risolveva e si sono mossi”.
L’ Ambasciata ha deciso di organizzare la fuga via terra verso l’Azerbaigian che non è stata facile. Il viaggio è iniziato venerdì mattina alle 7, davanti all’Ambasciata italiana a Teheran. Alle 17 la 36enne, il suo bimbo e gli altri sono arrivati al confine tra Iran e Azerbaigian, dove hanno atteso altre 7 ore, protetti dall’Ambasciata che li ha fatti sentire al sicuro.
La donna ha detto: “Io e due ragazzi senza passaporto italiano abbiamo avuto qualche problema, non volevano farci passare. Ma alla fine è intervenuto di nuovo l’Ambasciatore che ci ha fatto un altro visto e ci ha fatto passare lui” e ancora: “Ero preoccupata perché mio figlio piangeva, era stanco. Ma ero sicura che mi avrebbero fatto passare alla fine”. Sabato 21 giugno, Sakhtemani ha potuto riabbracciare il compagno, il ginecologo Politi, assieme al loro bimbo, a Baku. Riguardo quel momento, ha detto: “È stato emozionante e strano allo stesso tempo, sono stata via tre settimane ma sembrava che fossero passati tre anni”, e ancora: “Arrivare in Italia mi ha dato sollievo ma continuo a essere preoccupata per la mia famiglia che è ancora in Iran perché non riusciamo a sentirci tranquillamente e non sappiamo cosa succede esattamente. Ci penso ogni secondo e trascorro male le mie giornate”,
Dopo i dovuti ringraziamenti alle autorità , ha rivolto un pensiero a tutti coloro che non sono ancora ritornati nelle proprie case, e a chi non può lasciarle per via della guerra, chiosando: “Ci auguriamo di tornare presto a vivere la quotidianità di una vita normale, che è il bene più prezioso ma non scontato in ogni parte del mondo. Buona vita a tutti!”.