Gli avvocati di Dassilva, Riario Fabbri e Andrea Guidi, ritengono che la perizia genetica abbia portato ad “un risultato determinante”. Stando al loro parere, le conclusioni delle analisi escludono la presenza del loro assistito sulla scena del delitto, facendo vacillare sempre di più la solidità dell’accusa.
Il 9 settembre 2024, il tribunale del riesame aveva confermato la custodia cautelare in cella nei confronti del 35enne senegalese, chiesta dal giudice per le indagini preliminari di Rimini, mentre ora cresce l’attesa per un’altra data che si sta avvicinando, quella del 22 gennaio prossimo, in cui Corte di Cassazione potrebbe disporre la scarcerazione di Louis Dassilva, unico indagato per il delitto di Pierina Paganelli.
Da luglio scorso, il senegalese è in cella ma i suoi legali sono convinti che l’esito della superperizia, affidata dal tribunale di Rimini al professor Emiliano Giardina, secondo cui non ci sono tracce genetiche di Dassilva né sul corpo né sul luogo del delitto, cambi completamente ora il corso degli eventi e in particolare, la posizione del loro assistito.
Il dna di Louis è stato rinvenuto solo su un coltello da cucina e su dei pantaloni prelevati dalla sua casa, ma va precisato che su questi oggetti non ci sono e tracce di Pierina.
L’avvocato difensore di Dassilva, Riario Fabbri, ha dichiarato: “Un risultato che esclude Louis oltre ogni ragionevole dubbio” e ha deciso che chiederà anche nuovi accertamenti su altri profili genetici rimasti senza nome, appartenenti a due donne, e due uomini, questi ultimi estratti da una gonna di Pierina e da un’impronta sul muro, ignoti per il momento. La difesa di Dassilva ha anche un altro obiettivo: smontare il video della farmacia che riprende un uomo, pochi minuti dopo il delitto della Paganelli. Dassilva, nell’incidente probatorio di febbraio, passerà sotto la telecamera per un confronto della sua sagoma con quella catturata nel filmato.