Dei 776 bambini italiani di età inferiore ai 14 anni che furono deportati nei campi di concentramento, ne riuscirono a sopravvivere solo 25, tra cui proprio Liliana che ha un ricordo sempre vivo di Auschwitz, tra neve, freddo, desolazione. Scesa dal treno, venne divisa da suo padre che non divide mai più. La Segre lavorò in una fabbrica di munizioni insieme ad altre 700 donne e ragazze, che facevano i turni giorno e notte. Un anno e mezzo trascorso nel campo di concentramento, tra l’annullamento dell’essere umano, i pidocchi, il ricordo della stella gialla e del vestito a righe, divenuti i simboli dell’orrore consumato nel campo.
Questo calvario durò sino al gennaio 1945 quando, con l’avanzare dei russi, i nazisti decisero di evacuare il campo di concentramento, mentre la liberazione arrivò il 1 maggio.Riguardo a quel giorno la Segre scrisse: “eravamo esauste ma di una felicità che, ancora oggi, non saprei descrivere per quanto era grande. Sono potuta tornare in Italia quattro mesi dopo, alla fine di agosto del 1945. Un altro viaggio in treno, ma con vagoni aperti. Era estate ed eravamo ancora vivi. Incredibilmente vivi”. Lilian Segre è felice in questi giorni in quanto, per le prossime due settimane, a Milano un tram della linea 9 contribuirà a far conoscere il Memoriale della Shoah, museo nato nel 2013 in corrispondenza del Binario 21 della Stazione Centrale, da cui partivano gli ebrei e milanesi deportati al campo di concentramento.
Una gioia racchiusa in queste parole: “Finalmente prima di morire vedo la mia Milano con il mio tram travestito con scritto “Giorno della memoria” e i papaveri rossi, su cui non posso salire perché ho la scorta e do fastidio. Tra poco non lo darò più”. Tutto è stato curato con dovizia di particolari, dato che in piazza Edmond J. Safra 1, sarà esposta una vetrofania identica che richiamerà la livrea del tram.
L’arzilla 92enne non ha saputo trattenere una velata frecciatina alle istituzioni: “Sono contenta, ma da quanti anni poteva esserci questo tram?”. “Come mai c’è questo tram? Perché ho rotto le scatole, perché sono noiosissima, perché non sono mai contenta”, ha aggiunto, per poi precisare: “Quando uno ha visto l’orrore e ormai ne può parlare solo con 3-4-5 persone al massimo, perché gli altri per fortuna non l’hanno visto, certo che è più noioso degli altri e si sente dire da un sindaco in una conferenza pubblica che ha sempre qualcosa da criticare”
Parole profonde le sue, per non dimenticare. Liliana ha paura che quest’orrore venga dimenticato dalle generazioni future e questo suo sentimento è racchiuso nelle sue dichiarazioni: “Il pericolo dell’oblio c’è sempre e sono convinta di quello che dico. E cioè che tra un po’ ci sarà una riga su un libro di storia e poi non ci sarà più neanche quella”. Il sindaco Sala, a quel punto, è intervenuto, sottolineando che Milano “vuole testimoniare la sua volontà non solo di ricordare ma di fare si che il nostro impegno per la memoria continui in modo quotidiano”. Il primo cittadino ha chiosato: “Invito tutti ad aiutare a spiegare e a ricordare dove si trova il memoriale della Shoah di Milano, faremo una serie di iniziative per fare sì che sia chiaro ai milanesi e ai turisti dove si trova”.