
Il segnale che si fosse trattato di un trionfo, prima ancora del dibattito, era già chiaro nei numeri. La chiusura dello spettacolo ha scatenato un’ovazione prolungata, lunga ben undici minuti ininterrotti di applausi.
Un trionfo netto e meritato per il complesso lavoro di Sostakovic e per tutti gli artisti coinvolti, applauditi da un pubblico che include ministri, figure politiche e del mondo della finanza. La Prima della Scala si avviava a essere celebrata come un successo clamoroso.Ma la narrazione di una serata perfetta è stata squarciata da una sola e autorevole voce, una di quelle che non possono essere ignorate.
La senatrice a vita Liliana Segre, simbolo vivente di memoria e rettitudine, non ha voluto risparmiare un giudizio tagliente. La sua dichiarazione, rilasciata a caldo, è piombata sul trionfo come un monito.

A telecamere accese, la Segre ha definito l’opera russa come «un’opera piuttosto scandalosa», una presa di posizione che ha interrotto bruscamente la festa e ha immediatamente innescato una vibrante discussione tra i presenti.Mentre l’interno del teatro di Milano si spaccava tra l’ovazione e il giudizio morale, all’esterno i drappelli di manifestanti (proPal e sindacati) continuavano a vegliare oltre le transenne. L’arte e la cronaca hanno condiviso per l’ennesima volta lo stesso palcoscenico.
“Ho sempre interesse per quello che vedo alla Scala, che sento. Mi interessa – rimarca la senatrice, habitué del Piermarini -. Poi, posso giudicare secondo il mio gusto, però alla base mi interessa l’opera”. Quanto agli applausi ricevuti quando ha fatto il suo ingresso sul palco reale, Segre commenta: “Sono io che voglio bene alla Scala” – ha commentato inoltre la senatrice