Liliana Resinovich “Uccisa dopo la scomparsa: il corpo nascosto in un pozzo” (2 / 2)

La Procura di Trieste ha chiesto che il caso relativo alla morte della 63enne triestina venga archiviato, in quanto è giunta alla conclusione che Liliana si sia tolta la vita. Ma, come abbiamo diverse volte sottolineato, i familiari della donna continuano a non credere che Lilly si sia suicidata. A non crederci è in particolare, il fratello Sergio che, più volte, ha ribadito in diretta televisiva, il suo pensiero.

Sergio è assistito dall’avvocato Nicodemo Gentile, presidente dell’Associazione Penelope, convinto anch’egli che Liliana non si sia tolta la vita e che “la verità stenta di essere affermata”. Per far luce doverosamente e giustamente sulla reale causa del decesso della 63enne triestina, è stata affidata una consulenza tecnica al professor Vittorio Fineschi dell’Università di Roma “La Sapienza” e al dottor Stefano D’Errico dell’Università degli Studi di Trieste. I due esperti hanno il compito, decisamente complesso, di riesaminare le risultanze dell’indagine.

Il professor Fineschi, intervistato da “Chi l’ha visto?”, ha spiegato che, per poter effettuare nuove indagini occorre partire proprio dalle ecchimosi ritrovate sul volto e sul corpo di Liliana. Dall’esame autoptico è emerso che la donna presentava una contusione sul lato sinistro della testa, forse provocata da un corpo contundente. Ma non è tutto. Come riportato su Fanpage.it, sulla mano destra della donna ci sarebbero delle escoriazioni, così come sul dorso. Tutto ciò lascerebbe pensare che Lilly possa aver tentato di difendersi dal suo aggressore. Tali ferite sono state documentate ma non interpretate ed è questo che occorre fare.

Fineschi, però, aggiunge dell’altro che occorre assolutamente approfondire. Il professore, difatti, ha avanzato una raggelante ma nuova ipotesi, poiché non vagliata fino ad oggi: quella che il corpo di Liliana sia stato conservato in un luogo molto freddo, con temperatura costanti, o addirittura congelato. Un piede e una mano di Liliana hanno caratteristiche di un processo di macerazione che avviene solo quando il corpo è in contatto prolungato con l’acqua, quindi potrebbe essere stata nascosta in un pozzo semivuoto.

Il caso di Liliana è tutt’altro che risolto ed è per questo che l’avvocato Nicodemo Gentile, alla luce di tutti questi nuovi elementi che stanno emergendo, è pronto, entro fine mese. a presentare opposizione alla richiesta di archiviazione della procura di Trieste, chiedendo nuove indagini.