La triste fine di Liliana Resinovich, scomparsa il 14 dicembre 2021 e ritrovata tre settimane dopo in un boschetto vicino a Trieste, continua a essere avvolta da dubbi e sospetti. Il marito, Stefano Visintin, è stato spesso indicato come il principale sospettato, ma in un’intervista al Corriere della Sera ribadisce la sua innocenza e respinge ogni accusa.
Secondo alcune ricostruzioni, Liliana avrebbe avuto una relazione segreta con Claudio Sterpin e aveva programmato un weekend con lui. Questa scoperta avrebbe potuto scatenare una reazione violenta di Visintin, ma lui smentisce categoricamente: sostiene di non essere a conoscenza di tale legame e di aver sempre creduto che la moglie si limitasse a stirare le camicie di Sterpin.
Il fratello di Liliana ha insinuato che solo Visintin avrebbe avuto interesse a far ritrovare il corpo, mentre chiunque altro l’avrebbe fatto sparire. Il marito rifiuta questa ipotesi e solleva interrogativi sulle modalità del ritrovamento: perché lasciare il corpo in un luogo così esposto? Inoltre, respinge l’idea che il delitto possa essere stato motivato da ragioni economiche, definendo assurda l’idea di sbarazzarsi della moglie per la pensione.
Visintin si dice favorevole alla riapertura delle indagini e suggerisce che il vero responsabile potrebbe essere Sterpin, facendo notare alcune coincidenze sospette, come il fatto che quest’ultimo si trovasse nei pressi del luogo del ritrovamento poco prima che il corpo fosse scoperto. Visintin non esclude che si sia tolta la vita ma ritiene che l’archiviazione del caso in questa direzione sia stata affrettata.
Inoltre, sostiene che la sera della scomparsa di Liliana abbia trovato la luce accesa in casa e un mazzo di chiavi mancante, ipotizzando un’intrusione. Oltre alle accuse mediatiche, è coinvolto in un processo per diffamazione contro un vicino, ma ribadisce di non voler querelare nessuno, neppure chi lo accusa ingiustamente. La vicenda resta irrisolta, e Visintin afferma di voler solo scoprire la verità su quanto accaduto a sua moglie.