Liliana Resinovich, la svolta arriva dalle scarpe (2 / 2)

Ieri sera, 14 dicembre, nella consueta puntata di Chi l’ha visto?, condotto da Federica Sciarelli, è stato ospite Luigi Resinovich, fratello della povera Liliana che, nonostante la disperazione, non vuole arrendersi, continuando a chiedere, a gran voce, che le indagini sulla morte della sorella non si fermino. A differenza degli inquirenti,  i familiari sono convinti che la 63enne triestina non si sia tolta la vita.

A dimostrarlo, le tumefazioni sul volto, il sangue che le fuoriusciva da una narice, visibili al momento del ritrovamento del suo cadavere. Ma c’è un’altra cosa che potrebbe portare ad una svolta decisiva sul caso: le sue scarpe; quelle rinvenute ai piedi di Lilly e che vedete nella foto d’apertura di questo articolo. Sono scarpe, a occhio nudo, con tomaia lucida e apparentemente pulita, come nuova.

Se per i consulenti incaricati dal pm Liliana è deceduta 48-60 ore prima del macabro ritrovamento del suo corpo, per plastic bag suffocation, ossia per “morte asfittica tipo spazio confinato, senza importanti legature o emorragie presenti al collo”, indossando proprio quelle scarpe, avrebbe camminato per un bel po’, prima di suicidarsi ma esse, secondo i familiari, in particolare secondo il fratello Sergio, non si evincerebbe da come appaiono ed è proprio su questo che bisognerebbe andare a fondo.

Resta anche un altro mistero che, ad oggi, non è stato risolto. Dov’è stata Liliana dal 14 dicembre, data in cui si è allontanata da casa, sino al 5 gennaio, in cui è stata ritrovata cadavere. Si tratta di ben 18 giorni intercorrenti tra sparizione e ritrovamento e le scarpe sono rimaste così integre e pulite. Sergio, per tutti questi grossi punti interrogativi che non sono stati ancora chiariti, a distanza di poco meno di un anno dal rinvenimento del corpo, non ci sta a che il caso sia chiuso.

Sergio è sempre stato convinto del fatto che sua sorella si stata percossa e uccisa. Secondo il suo avvocato, Nicodemo Gentile, forse quello di Liliana rientrerebbe nel “delitto di prossimità”, ossia commesso da chi ruotava nella più ampia rete delle relazioni della vittima. A questo si aggiungono la tumefazione della palpebra destra, il sangue nella narice destra, il trauma nella parte destra della lingua, il colpo sulla tempia sinistra, un segno sul seno, che forse è un livido, un piccolo taglio sulle dita di un piede, e alcune strane fratture. Tutto questo, nell’insieme, secondo i familiari di Liliana rivelerebbe un contesto che non ha nulla a che vedere con il suicidio.