Liliana Resinovich, la perizia della procura: “Ecco com’è morta” (2 / 2)

Ci sono madri che non si arrendono e che continuano a lottare per capire cosa sia accaduto ai loro bambini; mariti e mogli che chiedono giustizia e verità. Sono scene strazianti, quelle di chi resta e si trova alle prese con un dolore lacerante, quello di una scomparsa. Finalmente ieri il giallo che ruotava attorno alla scomparsa di Liliana Resinovich è arrivato ad un punto di svolta. Ora sappiamo cosa le è accaduto. La 63enne si sarebbe suicidata e sarebbe morta 2-3  giorni prima del ritrovamento del suo cadavere nel parco dell’ex ospedale psichiatrico di Trieste.

Questa è la conclusione cui sono pervenuti i consulenti della procura di Trieste. Lilly sarebbe morta per asfissia, quasi 3 settimane dopo la sua scomparsa. Dai risultati dell’autopsia e degli esami tossicologici, effettuati dal professore di Medicina legale Fulvio Costantinides e dal medico radiologo Fabio Cavalli e inviati ai consulenti, viene esclusa l’assunzione di droga o farmaci, così come l’ipotesi di un’aggressione.

I sacchi integri contenenti il corpo di Lilly sono considerati, dicono gli esperti, poco compatibili con un caso di aggressione e con il trasporto del corpo in un ambiente impervio. A questo si aggiunge il fatto che sul corpo della donna non ci sono segni riconducibili a violenza per mano altrui, di lesioni da difesa, di ferite che avrebbero potuto impedire a Liliana di reagire all’aggressione.

Questo quello che è riportato dai consulenti: “una morte per una possibile asfissia di questo tipo: se è vero infatti che basta l’inspirio per far aderire il sacchetto agli orifizi del volto cagionando deficit di ossigeno, tale aderenza può essere anche intermittente o addirittura non esserci essendo sufficiente per il soffocamento l’accumulo progressivo di anidride carbonica espirata ed il rapido consumo dell’ossigeno nel poco volume aereo offerto dal sacchetto”.

Lilly, che si è allontanata da casa senza cellulari e senza fede nuziale, si è tolta la vita e l’autopsia ipotizza una plastic bag suffocation, ossia una morte asfittica tipo spazio confinato.  Se il caso è giunto a questa importante svolta, ci sono tantissimi altri interrogativi ai quali non si è ancora trovata una riposta. Tra la scomparsa e il ritrovamento sono trascorsi 19 anni. Dov’è stata la 63enne in tutto questo tempo? La procura pare abbia richiesto l’archiviazione del caso.