La triste fine di Liliana Resinovich continua a tenere banco nell’opinione pubblica e nelle aule dei tribunali. Una nuova perizia medico-legale ha finalmente svelato le cause del decesso della donna, confermando che è stata uccisa attraverso una presa al collo nota come “chokehold“.
Questa manovra, utilizzata principalmente per immobilizzare una persona, blocca il flusso sanguigno al cervello e può rivelarsi fatale se mantenuta troppo a lungo. La scoperta ha rivelato un dettaglio importante: la frattura della vertebra T2, che indica che Liliana non si è tolta la vita. Il “chokehold” è una tecnica estremamente pericolosa, finita sotto i riflettori in passato per il caso di George Floyd.
Gli inquirenti ora si concentrano sul tentativo di identificare l’autore di questo delitto, ricostruendo gli ultimi momenti di vita della donna. Nonostante la perizia sia un passo importante verso la verità, restano molte domande irrisolte. Intanto, Claudio Sterpin ha sollevato gravi accuse sulla gestione delle indagini. Cosa ha dichiarato?
In un’intervista a Quarto Grado, Sterpin ha sottolineato come la cattiva gestione iniziale del caso abbia rallentato la verità. Secondo lui, se solo gli investigatori avessero analizzato correttamente le lesioni sul corpo della donna fin dall’inizio, la causa della sua dipartita sarebbe stata chiara da subito. “Questa perizia non sarebbe servita a nulla se tre anni fa le indagini fossero state fatte come si doveva“, ha dichiarato, criticando l’omissione di segni evidenti di soffocamento. Sterpin ha inoltre ipotizzato una possibile modalità del delitto.
Secondo lui, Liliana potrebbe essere stata eliminata nella sua abitazione utilizzando un cuscino o un oggetto simile per bloccare la respirazione. “Se ti metto qualcosa sulla bocca, come un cappellino, in due minuti non respiri più“, ha spiegato, avanzando l’idea che la fine sia stata rapida e silenziosa. Le sue dichiarazioni hanno sollevato ulteriori interrogativi sulla scena del delitto e sulle circostanze che hanno portato alla scomparsa di Liliana.