
Dopo il macabro ritrovamento del corpo senza vita, la Procura, aprendo l’indagine, ha voluto far luce sulle modalità con cui Liliana Resinovich sia deceduta. Inizialmente le indagini si sono concentrate sul marito, Sebastiano Visentin, dal momento che si è scoperto che Lilly aveva una relazione extra-coniugale con Claudio Sterpin e che avrebbe voluto lasciare il marito.
La Procura, in un secondo momento, ha valutato l’ipotesi del gesto estremo mentre ora, a distanza di tre anni, pare essere arrivata una svolta, grazie alla super perizia, affidata dalla Procura all’antropologa forense Cristina Cattanero, ai medici legali Stefano Tambuzzi e Biagio Eugenio Leone e all’entomologo Stefano Vanin.
Essa è stata depositata all’1.40 di sabato notte ed è arrivata alla conclusione che Lilly sia deceduta per soffocamento. A differenza della prima autopsia che parlava di scompenso cardiaco acuto come causa del decesso, questa parla di un’asfissia provocata da terzi.

La frattura alla vertebra T2 è compatibile col movimento di torsione brusco del collo che potrebbe essere stato provocato da una compressione letale con l’avambraccio. Questo motiverebbe l’assenza di lividi sul collo ma solo dei segni sul viso, ritrovati.
Gli esperti incaricati dalla Procura ritengono che Liliana sia deceduta il 14 dicembre, dunque nel giorno stesso della sua scomparsa, culminata col ritrovamento, giorni dopo, del suo corpo senza vita. Di diverso parere sono i consulenti interpellati in precedenza dal pm, parlando di decesso avvenuto 48-62 ore prima della scoperta della salma. Se così fosse, il corpo potrebbe essere stato congelato e poi trasportato nel boschetto dell’ex ospedale psichiatrico in cui è stato rinvenuto, ponendo fine ad ogni speranza di poter riabbracciare la pensionata. Un giallo intricato, quello della Resinovich, che parrebbe essere giunto alla risoluzione. Liliana non si sarebbe tolta la vita ma sarebbe stata soffocata.