“L’ha ucciso a martellate”. Fermato volto noto della tv italiana (2 / 2)

Ieri, 9 dicembre 2022, intorno alle 9:18, in Corte d’Assise, presso il tribunale di Reggio Emilia, dinanzi alla presidente Cristina Beretti a latere il dottor Matteo Gambarati e i giudici popolari, si è tenuta la seconda udienza del processo relativo all’omicidio di Paolo Eletti e al tentato omicidio della moglie, Sabrina Guidetti, avvenuto il 24 aprile del 2021 nella loro casa di San Martino in Rio, in provincia di Reggio Emilia.

L’unico imputato è da sempre stato il figlio, Marco Eletti, 33enne che, in passato ha anche partecipato alla trasmissione di Raiuno L’Eredità. Ieri, in aula, un colpo di scena inaspettato, in quanto il giovane ha chiesto di poter parlare, confessando: Devo ammettere sia a voi sia a me stesso, le responsabilità che ho sull’accaduto”. Ancora prima che l’udienza entrasse nel vivo con i primi esami dei testimoni, Eletti, affiancato dai suoi difensori. gli avvocati Domenico Noris Bucchi Luigi Scarcella, del foro di Reggio, ha voluto rendere una dichiarazione spontanea.

Marco Eletti ha confessato di avere ucciso il padre Paolo, parlando di un “peso che ti opprime“, aggiungendo: “In tutto questo tempo mi sono state vicine molte persone, familiari e avvocati, che mi hanno aiutato a riflettere sul fatto. E grazie a queste riflessioni, posso dire a voi e a me stesso, che devo ammettere sia a voi sia a me stesso, le responsabilità che ho sull’accaduto. Un peso con il quale non è facile confrontarsi, un peso che ti opprime e che ti spinge in un baratro”.

Sabrina Guidetti, la madre di Marco, all’epoca dei fatti ha rischiato grosso. Quando i soccorritori sono entrati nella loro abitazione, è stata trovata narcotizzata e coi polsi tagliati in garage, accanto al cadavere del marito che aveva il cranio fracassato a martellate. All’inizio si era pensato ad un omicidio-suicidio, fino a quando la verità è venuta lentamente a galla. L’allarme era stato lanciato proprio da colui che li aveva ridotti così, Marco Eletti, che lavorava in un’azienda di Rubiera, vivendo a Reggio Emilia con la compagna. All’epoca, raccontò ai carabinieri di aver scoperto i corpi, dopo essere ritornato nell’abitazione dei genitori per riprendersi il portafogli che aveva dimenticato a pranzo.

Secondo l’accusa il movente che ha spinto Marco ad uccidere a martellate il padre, è riconducibile alla scoperta di una doppia vita, legata a un’altra identità di genere del padre. Dietro l’omicidio efferato, anche questioni relative alla casa di famiglia, che Marco avrebbe voluto ereditare sin da subito ma che i genitori non volevano lasciare. La madre ha perdonato il figlio, abbracciandolo poco prima della prima udienza che si è tenuta il 18 novembre scorso.