Non è stata una domenica semplice per il mondo della cronaca internazionale, dal momento che un bus è precipitato nei pressi della città di Reasi, capoluogo del distretto di Reasi, in India, e il bilancio dell’accaduto è sconvolgente, in quanto si parla di nove deceduti e un gran numero di persone coinvolte, 33 per l’esattezza, che sono state trasportate presso i nosocomi più vicini, di Narayane e di Reasi.
Già le immagini, più delle parole, rendono perfettamente l’idea di cosa i soccorritori si sono trovati ad affrontare, estraendo dalle lamiere del mezzo i corpi senza vita e quelli da salvare ma il motivo dell’accaduto è raggelante. Il mezzo è precipitato per un’imboscata tesa ai suoi danni, da alcuni ribelli.
Dalla ricostruzione effettuata, il bus, al momento in cui è stato colpito, era pieno di pellegrini diretti verso il campo base del tempio Mata Vaishno e in pochi istanti, quella che doveva essere una tratta religiosa, ha subito una piega improvvisa e raggelante.
Si è trattato non di un sinistro come quelli che in genere siamo abituati a trattare ma di un atto terroristico, condannato espressamente dal presidente del partito di opposizione indiano, Mallikarjun Kharge, che ha scritto un post su X per descrivere l’accaduto. E’ sotto gli occhi di tutti che, seppur diminuiti, i casi di questo tipo, nella dell’Himalaia, seminino decessi e gravemente coinvolti.
Quanto è successo è al centro di un dibattito fortissimo a livello politico perché mentre l’India accusa il Pakistan di sostenere i ribelli nel Kashmir, Islamabad, dal suo canto, ha sempre continuato a smentire quest’accusa. Notevole il numero di soccorritori e di militari giunti sul posto, per estrarre i poveri corpi dalle lamiere. Una notizia sconvolgente, quella appena giunta, che invita ad una riflessione profonda su quanto la situazione, da un momento all’altro, possa degenerare, a scapito di tanta gente innocente, come la storia tristemente insegna.