
Nel tentativo di descrivere un atteggiamento di eccessiva vicinanza al Presidente statunitense Donald Trump, il segretario della Cgil ha tirato fuori dal vocabolario un appellativo d’altri tempi, formulando un giudizio estremamente tagliente e definendo “cortigiana” la stessa Giorgia Meloni.
Il termine, subito colto dal conduttore per la sua carica potenzialmente controversa, è rimbalzato nello studio creando un immediato gelo comunicativo. La sensazione è stata che, in un solo istante, la critica politica fosse slittata su un territorio molto più personale, con conseguenze difficili da ignorare.
Landini, incalzato a correggere il tiro, ha tentato una rapida precisazione, ma la potenza simbolica di quella parola aveva già viaggiato oltre lo schermo. In questo modo, l’offesa, percepita come un attacco al ruolo della donna a capo del governo, ha creato un silenzio assordante nell’arena politica che il Presidente del Consiglio non avrebbe lasciato in sospeso a lungo.

Adesso Landini ha provato a chiarire la sua posizione. “Meloni cortigiana? Io l’ho detto perché era lì a far parte di una corte a omaggiare il re Trump, l’imperatore di turno. Ecco perché l’ho detto. Io quella cosa lì l’ho detta in diretta e in diretta ho chiarito. Ho trovato singolare che poi sia uscita 48 ore dopo, perché nel momento in cui ho detto quella cosa, proprio perché poteva essere interpretata male, ho chiarito” – ha riferito Landini.
“Che la scarsità di risorse in Manovra sia colpa del superbonus è ipocrisia, perché il superbonus lo hanno votato e difeso tutti. Chi ha detto, sin dall’inizio, che quella misura doveva avere dei paletti è stata la Cgil” – ha riferito Maurizio Landini.