La splendida notizia in busta paga: come cambiano gli stipendi (2 / 2)

La legge di Bilancio ha previsto il taglio del cuneo fiscale in busta paga. Si tratta della proroga rafforzata del taglio, introdotto dal governo Draghi , riguardante l’esonero sulla quota dei contributi previdenziali “per l’invalidità, la vecchiaia e i superstiti” a carico del lavoratore. In questo modo, il peso di contributi e delle tasse sulle buste paga dei lavoratori dipendenti viene ridotto, anche se con delle differenze molto importanti.

La riduzione del cuneo fiscale, ossia la dire la differenza fra quello che pagano i datori di lavoro e quello che effettivamente entra nelle tasche dei dipendenti, prevede una diminuzione degli oneri contributivi che fanno parte delle nostre buste-paga. Lo stipendio diventerà un po’ più pesante per chi ha un reddito complessivo inferiore ai 25mila euro l’anno. Il taglio non avrà effetto ai fini del calcolo della pensioni, perché sarà coperto con risorse pubbliche.

Dai 25 ai 35mila euro, invece, sarà confermato il taglio di due punti percentuali del cuneo fiscale già in vigore dall’anno scorso. Quindi, non ci saranno cambiamenti. Per la fascia di reddito più alta, oltre i 35mila euro, non ci sarà alcun taglio del cuneo. Lo sgravio, che si traduce in un lieve aumento dello stipendio, sarà riconosciuto per i periodi di paga che vanno dal 1 gennaio 2023 al 31 dicembre 2023 ed è valido per tutti contratti di lavoro subordinato ( eccetto il lavoro domestico),  seppur con differenze legate alla retribuzione imponibile, parametrata su base mensile per tredici mensilità.

Gli aumenti sono scattati dal 1 gennaio 2023. Più nello specifico, per redditi da 25.000 a 35.000 euro e retribuzione lorda mensile pari a massimo 2.692 euro per tredici mensilità, l’aliquota è ridotta da 9,19 % al 7,19 %. Per i redditi inferiori alla soglia dei 25.000 euro e retribuzione lorda mensile non eccedente i 1.538 euro, l’aggiunta di un ulteriore punto percentuale alla riduzione fissa l’aliquota contributiva per il 2023 a 6,19%.

L’’Inps, attraverso una sua circolare, ha specificato che: “Laddove la retribuzione imponibile superi il limite pari a 2.692 euro al mese, non spetterà alcuna riduzione della quota a carico del lavoratore. Pertanto, se il lavoratore in un singolo mese percepisce una retribuzione di importo superiore a 2.692 euro lordi, per quel mese non avrà diritto al beneficio”.