Il caso del delitto di Viareggio rimane avvolto nel mistero, soprattutto per quanto riguarda l’identità della vittima investita da Cinzia Dal Pino. Inizialmente identificato come Said Malkoun, l’uomo sembrerebbe in realtà chiamarsi Nourdine Naziki, di origini marocchine. Le sorelle del 47enne, in un accorato appello da Casablanca, hanno chiesto giustizia e smentito il nome precedentemente riportato.
La conferma definitiva arriverà solo dai risultati del test del DNA, che le autorità hanno disposto prima di riconsegnare il corpo alla famiglia. La dinamica dei fatti è altrettanto complessa. L’uomo è deceduto a causa di un’emorragia interna provocata dalla rottura dell’aorta, conseguenza dell’investimento. Tuttavia, l’esame autoptico ha rivelato l’assenza di segni di pneumatici sul corpo, sollevando dubbi su come esattamente l’uomo sia stato colpito e portando a riconsiderare alcuni aspetti della vicenda. Dal Pino, attualmente agli arresti domiciliari con obbligo di braccialetto elettronico, è accusata di delitto volontario.
La Procura di Viareggio ha formulato questa accusa ritenendo che ci sia il pericolo di reiterazione del reato, dato il contesto di giustizia personale che ha caratterizzato l’episodio. Il giudice per le indagini preliminari ha accolto la richiesta di custodia cautelare, ritenendo gravi gli indizi contro la donna. Gli sviluppi legali del caso continuano a suscitare un intenso dibattito pubblico, soprattutto in merito alla legittimità delle azioni della donna.
Alcuni sostengono che Dal Pino abbia agito in un momento di disperazione, mentre altri condannano l’eccessiva reazione della donna per farsi giustizia da sé. Questo confronto ha coinvolto anche diverse personalità politiche, che hanno espresso opinioni contrastanti sulla gestione del caso. Nel frattempo, le indagini proseguono per chiarire ulteriormente la dinamica dell’accaduto e confermare l’identità del malcapitato.