La Chikungunya è una patologia virale trasmessa dalle zanzare del genere Aedes, in particolare dalla zanzara tigre, ormai diffusa anche in Italia. Dopo la puntura di una zanzara infetta, il periodo di incubazione varia da due a dodici giorni, con una media di circa quattro-sette, e i sintomi compaiono in maniera improvvisa.
La febbre alta, che può superare i 38,5-39 gradi, è uno dei primi segnali, accompagnata da dolori articolari molto intensi, spesso simmetrici e invalidanti, che rappresentano il tratto distintivo di questa infezione. Possono comparire anche problemi muscolari, mal di testa, grande stanchezza, eruzioni cutanee diffuse e, in alcuni casi, congiuntivite con occhi arrossati e dolenti.
La febbre tende a durare solo pochi giorni, mentre i dolori articolari possono persistere a lungo, talvolta per settimane o mesi, e in rari casi anche per anni. Sebbene la patologia raramente sia mortale, può risultare debilitante, soprattutto per anziani, neonati e persone con patologie croniche. La Chikungunya viene spesso confusa con altre infezioni trasmesse dalle zanzare, come Dengue e Zika, ma esistono differenze utili a distinguerle.
Nella Dengue i sintomi possono evolvere in complicazioni emorragiche, nello Zika sono in genere più lievi ma rischiosi in gravidanza per le possibili malformazioni fetali, mentre nella Chikungunya i dolori articolari restano l’aspetto più caratteristico e duraturo. Non esiste un trattamento antivirale specifico.
Le cure sono di supporto e puntano ad alleviare i sintomi con riposo, idratazione e farmaci antipiretici o antinfiammatori sotto indicazione medica. La prevenzione rimane la strategia più efficace: proteggersi dalle punture di zanzara ed eliminare i ristagni d’acqua che favoriscono la loro proliferazione.