La confessione di Bossetti nella docuserie Netflix (2 / 2)

Nonostante siano trascorsi diversi anni dalla sentenza definitiva della Corte di Cassazione, il delitto di Yara Gambirasio continua a dividere l’opinione pubblica italiana. Alcuni credono fermamente nella sua colpevolezza e altri che continuano a sostenere che potrebbe essere stato vittima di un errore giudiziario.

Massimo Bossetti, condannato all’ergastolo nel 2018 per il delitto di Yara Gambirasio, esprime in un’intervista per la docuserie Netflix “Il Caso Yara: Oltre Ogni Ragionevole Dubbio” il suo dolore e il desiderio di giustizia. Bossetti afferma che è più semplice accusare una persona piuttosto che ammettere un errore giudiziario e ribadisce la sua innocenza, nonostante siano trascorsi nove anni dalla sua reclusione.

Durante l’intervista, Bossetti descrive il giorno del suo arresto, avvenuto mentre lavorava su un cantiere. Ricorda la confusione e il panico provato vedendo le forze dell’ordine arrivare in massa e nega di aver tentato di fuggire. Inoltre, racconta il momento scioccante in cui scoprì di non essere figlio biologico di Giovanni Bossetti, ma di Giuseppe Guerinoni, circostanza emersa durante le indagini.

La docuserie ripercorre in dettaglio le tappe del caso, inclusa la scoperta del DNA che collegò Bossetti alla scena del delitto. Bossetti esprime la sua frustrazione per non aver potuto ripetere l’esame del DNA, che considera fondamentale per dimostrare la sua innocenza. Inoltre, critica le modalità del processo e la mancanza di trasparenza, sentendosi vittima di un’ingiustizia. “Penso tutt’ora che il vero o i veri colpevoli siano ancora liberi e stiano ridendo di me e della giustizia”, dice Bossetti.

Bossetti conclude l’intervista esprimendo la sua angoscia per la condanna all’ergastolo e il suo impegno a vivere giorno per giorno, cercando di dare forza ai suoi figli e di non lasciarsi abbattere dalla situazione. Ribadisce che il vero assassino di Yara è ancora libero e chiede di essere compreso per quello che realmente è.