Le due ragazze erano incontrate in quel sabato pomeriggio proprio davanti all’Armani Bamboo bar, il noto locale milanese dove Impagnatiello lavorava come barman. A quell’appuntamento doveva prendere parte anche lo stesso barman, ma vigliaccamente si era sottratto dalle sue responsabilità, che meditava intanto l’omicidio della sua compagna.
“Il nostro incontro è stato veramente cordiale tant’è che appena ci siamo viste ci siamo abbracciate per solidarietà femminile“- questo il racconto della 23enne ai carabinieri, che dalle sue dichiarazioni hanno raccolto degli indizi fondamentali per ricostruire l’accaduto.
Stando, infatti, a quanto emerge dai verbali, pare che sia stata proprio l’amante 23enne ad insospettirsi per prima della scomparsa di Giulia. La ragazza era seriamente preoccupata per l’incolumità della 29enne, al punto che decide di videochiamare Impagnatiello e chiedere dove fosse Giulia.
Ecco uno stralcio delle dichiarazioni trascritte nei verbali: “Ho chiesto subito dove fosse Giulia e lui, che era sul balcone, mi disse che stava dormendo. Ho chiesto di confermarmi questa cosa e lui mi disse che era da un’amica. A seguito delle mie insistenze, è entrato e mi ha fatto fare vedere il letto dove non c’era, poi anche il divano, su mia richiesta. Era palesemente agitato tanto da apparire sudato”.
In quelle ore il colpevole tenta in tutti i modi di convincere l’amante a tornare con lui, presentandosi persino sotto casa. La 23enne però non cede, anche perchè molto sospettosa sulle intenzioni che possa avere il barman. In effetti non si sbagliava, perchè Impagnatiello aveva già consumato il delitto e si era sbarazzato del corpo. Poi l’indomani a lavoro la ragazza racconta di aver notato un dettaglio che l’ha fatta rabbrividire: “Ho notato una cosa strana: alle ore 16.52 è uscito da lavoro con lo zaino dal quale spuntavano dei guanti in lattice azzurri che ha preso da lavoro”.