La bruttissima notizia per chi beve caffè (2 / 2)

Il caffè al bar è stato sempre un rito o un’abitudine accessibile a tutti. Bastava appena un euro a tazzina, nel peggiore dei casi, per sorseggiare al bar questa bevanda irrinunciabile per gli italiani.

Tuttavia, negli ultimi anni, i prezzi sono aumentati progressivamente, passando da 1,10 a 1,20 euro, fino a raggiungere una media di 1,30 euro. Questo trend sembra destinato a continuare, influenzato da una serie di fattori economici e globali.

Secondo Alberto Zattini, direttore di Confcommercio, il principale motivo di questo rincaro è l’aumento esponenziale dei costi delle materie prime. L’Arabica ha visto un incremento del 110% nell’ultimo anno, mentre il costo della Robusta è più che triplicato dal 2021.

A ciò si aggiungono le difficoltà logistiche legate alla guerra in Ucraina, l’aumento dei costi del trasporto e l’instabilità dei mercati internazionali, che hanno reso più oneroso il ciclo produttivo. Inoltre, il costo dell’energia e del lavoro ha avuto un impatto significativo.

Nonostante gli sforzi degli imprenditori per contenere gli aumenti, Zattini sottolinea che l’unica soluzione rimasta è l’aumento dei prezzi. “Nel nostro territorio abbiamo registrato una lunga stabilità dei prezzi, ma nei prossimi mesi non possiamo evitare rincari. Stimiamo che la tazzina subirà un aumento di almeno il 20%“, afferma.

Tuttavia, l’aumento del prezzo non influirà sulla qualità del caffè servito, che rimarrà invariata. “I baristi non intendono rinunciare alla qualità e alla cortesia con cui offrono il servizio”, rassicura Zattini. Nonostante i rincari, Andrea Zocca, presidente di Fipe Confcommercio, sottolinea che andare al bar per un caffè è un atto sociale che difficilmente verrà abbandonato. Tuttavia, i timori che gli aumenti possano scoraggiare i consumatori restano.