Italia, primi distributori a secco: ecco cosa sta succedendo (2 / 2)

Le ragioni della protesta sono state spiegate molto dettagliatamente da Francesco Rizzo, coordinatore provinciale di Usb: “dopo anni in cui l’appalto rete ed extrarete è stato affidato direttamente, da parte di Eni, sempre alla stessa ditta genovese, la G&A, si è proceduto ad una gara quantomeno strana, in cui a vincere è stata nuovamente la stessa società, che ha deciso di utilizzare autotrasportatori che provengono da fuori Taranto e di lasciare a casa quelli del territorio che da tanti anni si occupano del servizio”.

Gli autotrasportatori non hanno garanzia del rinnovo del contratto di subappalto con la G&A, azienda che gestisce i trasporti di carburante con l’Eni e, al momento, sono garantite solo le forniture essenziali,  quindi aeroporti e ospedali .

I cartelli degli autotrasportatori sono espliciti: “A voi i profitti a noi i veleni”, “QG&A via dalla città”. Cartelli simili sono spuntati anche nella stazione di servizio di pompa bianca di Martina Franca ma l’elenco dei distributori che rischiano di rimanere a secco è destinato ad aumentare dato che la raffineria di Taranto serve l’intera Puglia, oltre alla Basilicata e a parte della  Calabria.

Vi sono distributori che ieri si sono approvvigionati da altre raffinerie, come Pomezia o Pescara, anche se il grosso fa capo a Taranto. Gli effetti di quel che sta accadendo si stanno estendendo, a macchia d’olio, dalla città ionica alle città limitrofe ma il quadro, se l’esecutivo non interviene, rischia solo di peggiorare.

Uno scenario davvero pazzesco che deve assolutamente essere risolto, in un’Italia già pesantemente in ginocchio a causa della crisi economica, umanitaria ed energetica, che ha subito il colpo di grazia con lo scoppio delle atrocità, ad oggi in corso, tra Russia ed Ucraina.