La vicenda che sta scuotendo Treviso ha al centro un ex elettricista di 55 anni, noto nella sua comunità per l’impegno nei progetti umanitari. L’uomo, appassionato di agricoltura biologica, si era recato in Congo per portare macchinari agricoli e supportare lo sviluppo di orti collettivi. Durante il suo soggiorno, aveva collaborato con un’associazione locale, aiutando la popolazione di Mbakanda a creare laboratori tessili e migliorare le tecniche agricole.
Tornato a Trevignano, i sintomi si sono manifestati rapidamente: febbre alta e un peggioramento continuo delle condizioni di salute. Nonostante i consigli della figlia di rivolgersi a un medico, il 55enne ha resistito fino a quando, lunedì pomeriggio, è stato necessario l’intervento dei sanitari. Purtroppo, era troppo tardi: l’uomo è deceduto a causa di una febbre emorragica, solo pochi giorni dopo il rientro dall’Africa.
Il caso ha subito attirato l’attenzione del dipartimento di Igiene dell’Usl 2 Marca Trevigiana, che ha avviato indagini approfondite. I campioni di sono stati inviati all’Istituto Spallanzani di Roma, che sta collaborando con l’Istituto Superiore di Sanità per identificare la causa esatta. Nel frattempo, è stato attivato un protocollo di isolamento per l’unico contatto stretto dell’uomo, sottoposto a sorveglianza sanitaria.
Dalle prime analisi, il governo congolese ha dichiarato che il focolaio nella zona di Panzi, dove si sono registrati 492 casi e un tasso di decessi del 6,2%, sarebbe legato a una forma grave di malaria. Tuttavia, l’Organizzazione Mondiale della Sanità invita alla cautela, sottolineando che la causa non è stata ancora determinata. I test sono in corso e ulteriori campioni devono essere analizzati a Kinshasa.
Per il noto epidemiologo Giovanni Rezza, il decesso del 55enne potrebbe essere stato causato da una influenza comune, non necessariamente correlata al focolaio africano. «È poco probabile che si tratti della stessa infezione», ha dichiarato, aggiungendo che l’area di Panzi è tristemente nota per la mancanza di servizi sanitari e le difficili condizioni di vita. Il mondo scientifico rimane in attesa di risposte definitive, mentre la comunità di Treviso piange la perdita di un uomo ricordato per la sua generosità e il suo impegno verso i più deboli.