Il caso di Sonila Cani, mamma di un bimbo di due anni, rinvenuta priva di vita nel bagno della sua abitazione dal marito, in queste ore, ha subito una svolta clamorosa. Se i suoi genitori erano convinti che, in Italia, fosse una donna libera, in quanto il nostro era il Paese dei suoi sogni, la realtà è tutt’altra in quanto, a soli 21 anni, questa ragazza sarebbe finita nell’esercito delle sfruttate dalla mala albanese che tratta la prostituzione, pur cercando disperatamente di opporsi alla schiavitù.
Il marito della donna, ha fornito due versioni contrastanti sull’accaduto. In un primo momento ha raccontato ai carabinieri di credere all’ipotesi del gesto estremo della moglie, mentre un mese dopo il decesso della stessa, mentre si trovava al bar con un amico, ha dichiarato: “Credo l’abbiano uccisa. Si prostituiva. Ce l’avevano con lei perché dicevano che faceva la spia alla polizia. Erano anche spariti 17mila euro da casa nostra”.
Ancora oggi, quello di Sonila è un giallo poichè non si conosce se si sia tolta la vita o se qualcuno l’abbia tolta di mezzo mentre la pm Valentina Sellaroli, che coordina l’indagine della squadra mobile, ritiene che sia stata indotta a compiere il gesto estremo.
Nelle scorse ore, un’importante e inaspettata svolta: sedici persone sono finite nel registro degli indagati, e per cinque di loro sono state disposte misure di custodia cautelare. Nell’elenco degli accusati compare proprio il marito di Sonila, indagato per istigazione al gesto estremo e sfruttamento della prostituzione, sebbene le prove a suo carico non siano sufficienti per attribuirgli un ruolo diretto nella scomparsa della 21enne.
Dopo anni, si è arrivati comunque ad un punto fermo: quello di Sonila è un caso che si lega al mondo della tratta delle prostitute albanesi a Torino. L’indagine è ancora aperta e nelle prossime ore o nei prossimi giorni, di sicuro, emergeranno ulteriori indiscrezioni e novità che saremo pronti a fornirvi.