La Sicilia, sua terra natia, deve dire addio ad un commerciante storico. Parlo di Aurelio Giordano, figura chiave dell’imprenditoria messinese. Un nome, il suo, che quest’isola baciata dal sole, conosce benissimo, in quanto associato agli storici grandi magazzini Rotino del viale San Martino. Aurelio Giordano ha fatto si che l’ attività, fondata dai familiari, potesse resistere agli anni, alla crisi legata alla pandemia e accentuatasi dopo lo scoppio delle atrocità tra Russia e Ucraina.
Un uomo che ha rappresentato, con la sua professionalità e la sua dedizione, un punto di riferimento non solo per la sua Sicilia ma anche per la Calabria tra gli anni Sessanta e Settanta. Attivo in Confcommercio, per anni e anni ha tutelato e difeso a spada tratta gli interessi dei negozianti, occupandosi della gestione dei negozi di abbigliamento di famiglia, assieme al fratello Ottavio.
A dare il drammatico annuncio è stato, con un post social, il figlio Giuseppe. Inutile dire che in tantissimi hanno iniziato a scrivere commenti tristi, affidandosi ai ricordi e mettendo in luce le virtù di questo grande uomo, discendente di una famiglia molto conosciuta in città. Su La gazzetta del Sud si legge che “con Ottavio, anche lui scomparso, Aurelio Giordano guidò una delle attività commerciali più importanti e indimenticabili della città di Messina”.
Il loro negozio era un punto di riferimento “non solo per i messinesi ma anche per quanti arrivavano dalla vicina Calabria per fare acquisti negli anni ’60 e ’70”e se i calabresi si recavano in Sicilia, quel viaggio era giustificato dalla qualità eccezionale del prodotto. Una vita spesa a portare avanti l’attività di famiglia, raggiungendo risultati eccezionali senza mai cedere a compromessi; solo con lealtà, dedizione, amore per il proprio lavoro.
Questo ha fatto di Giordano un esempio di coraggio, nonostante le difficoltà della crisi, in un territorio che deve fare i conti con la mafia, con l’omertà, con gli strozzini. Un uomo fedele ai suoi valori sino alla fine… valori improntati al rispetto della legge e degli altri. Un vuoto incolmabile, quello della sua improvvisa scomparsa; un vuoto difficile da metabolizzare, con la speranza che il tempo lenisca la sofferenza dei familiari.
