Tra il 3 e il 4 dicembre, la Sogei, il braccio operativo dell’amministrazione fiscale, ha inviato una seconda ondata di PEC ai contribuenti sotto osservazione. Questo nuovo invio segue un primo massivo, avvenuto la settimana precedente, che ha coinvolto 2 milioni di soggetti non aderenti al concordato preventivo biennale entro il 31 ottobre. Tra questi, i casi più critici riguardano 900mila contribuenti con redditi bassi.
Più nel dettaglio, il Fisco ha avviato un’intensa campagna di controllo su 700mila partite IVA che dichiarano redditi inferiori a 15mila euro, spesso inferiori anche a quelli dei propri dipendenti. Questi contribuenti, individuati tramite un’analisi incrociata dei dati dell’Anagrafe tributaria e degli Indici di affidabilità fiscale (Isa), sono stati segnalati per anomalie nei redditi rispetto alle loro categorie di appartenenza.
Il Fisco ricorda che è ancora possibile aderire al concordato preventivo biennale fino al 12 dicembre. Questa adesione consente ai contribuenti di correggere le proprie dichiarazioni relative al 2023 e di beneficiare dello scudo per il passato, un’opportunità per sanare eventuali irregolarità fiscali dal 2018 al 2022 senza incorrere in sanzioni o interessi.
L’obiettivo di questa operazione è aumentare il gettito fiscale per raggiungere l’asticella di 1,3 miliardi di euro, già in parte raccolti entro ottobre. Questi fondi sono destinati, come previsto dal decreto fiscale, a finanziare il taglio delle aliquote Irpef e altre misure economiche del governo. La strategia prevede anche la riduzione del contenzioso fiscale grazie a condizioni di sanatoria particolarmente vantaggiose.
Per i contribuenti che godono dei benefici del regime Isa, come la riduzione di un anno dei termini di accertamento, il periodo d’imposta 2018 non è più accertabile dal Fisco. In questi casi, il ravvedimento è superfluo per quell’anno specifico, ma resta utile per regolarizzare eventuali altre annualità e accedere a condizioni favorevoli per i periodi più recenti.