L’Italia è obbligata ad intervenire in caso di minacce ad un altro Stato membro della NATO, cui appartiene. Nonostante questo, l’articolo 11 della nostra Costituzione fa delle opportune precisazioni, recitando: “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa agli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali.”
Come vi abbiamo già detto nel nostro articolo precedente, i civili potrebbero essere chiamati soltanto se il personale volontario in servizio fosse insufficiente o vi fosse l’impossibilità di colmare le vacanze dell’organico, sulla base delle predisposizioni di mobilitazione. Se l’Italia entrasse nello scontro, sarebbero coinvolti obbligatoriamente l’Esercito, la Marina Militare, l’Aeronautica Militare, i Carabinieri e la Guardia di Finanza.
La Polizia di Stato, la Polizia Penitenziaria, la Polizia Locale e i Vigili del Fuoco resterebbero esclusi dalla chiamata, dunque non scenderebbero in campo. Tutte le altre forze, salvo per problemi di salute, dovranno accettare obbligatoriamente l’arruolamento per entrare nello scontro.
L’età della chiamata, in caso di scontro mondiale, comincia dai 17 anni compiuti e riguarda i maschi, iscritti nelle liste di leva. I civili, dai 18 ai 45 anni, verrebbero sottoposti ad una visita medica, che potrebbe dare tre diversi esiti: idoneo, rivedibile o riformato.
Impossibile, infine, non citare l’articolo 55 della Costituzione che dice : “La difesa della patria è sacro dovere del cittadino. Il servizio militare è obbligatorio nei limiti e modi stabiliti dalla legge. Il suo compimento non pregiudica la posizione di lavoro del cittadino, né l’esercizio dei diritti politici. L’ordinamento delle Forze armate si informa allo spirito democratico della Repubblica”. Dal momento che lo scontro mondiale sembra davvero vicino, è legittimo che i cittadini vogliano ricevere maggiori informazioni in merito alla chiamata.