Italia, ci risiamo: scatta la zona rossa per 42 comuni (2 / 2)

L’ Unione Europea, come pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale europea, ha preso una decisione molto forte e drastica: quella di istituire la zona rossa nell’area del Parco del Ticino, dopo il ritrovamento nei giorni scorsi nel Pavese delle carcasse di quattro cinghiali contagiati dalla peste suina africana. 

Nella zona rossa dovrebbero essere coinvolti 29 comuni della provincia di Pavia, compreso il capoluogo, e 13 della Città metropolitana milanese, tra i quali figura anche Abbiategrasso. Questi i comuni dell’area milanese: Motta Visconti, Besate, Morimondo, Ozzero, Abbiategrasso, Vernate, Rosate, Calvignasco, Bubbiano, Gudo Visconti, Casarile, Vermezzo con Zelo e Albairate. Ma il provvedimento potrebbe essere esteso ai comuni della provincia di Varese.

Il Ministro della Difesa Guido Crosetto ha già dato il via libera all’utilizzo dell’esercito per il controllo del territorio e la riduzione della popolazione di cinghiali che, in Lombardia, è stimata in circa 600mila esemplari. La Regione ha reso noto che il contagio negli allevamenti del Pavese si è fermato.

L’Unione Europea, già la scorsa estate, aveva istituito altre zone rosse nell’area collinare dell’Oltrepò Pavese, dopo il rinvenimento di carcasse di cinghiale infettati e deceduti. Nella zona rossa vigono divieti rigidi come il divieto della caccia, eccetto quella per de-popolamento dei cinghiali, così come è vietato ai non residenti passeggiare nei boschi o cercare funghi. Le escursioni sono concesse solo ai residenti e ai proprietari o affittuari di seconde case, ma con l’obbligo di cambiare le calzature alla partenza e all’arrivo e di effettuare il lavaggio delle suole delle scarpe, così come i ciclisti devono lavare le gomme delle bici. La peste suina classica è una patologia di origine virale che può colpire i suidi (maiale domestico e cinghiale).

Nei maiali essa può manifestarsi con una varietà di sintomi, come febbre persistente, inappetenza, diarrea, affezioni cutanee, disturbi nervosi, minore produttività, eventuali polmoniti e aborti. I decessi risultano, soprattutto negli esemplari più giovani, elevati e, ad oggi, non esiste cura per la peste suina classica . La legislazione sulle epizoozie vieta la cura degli animali infetti e prescrive in modo vincolante l’eliminazione degli interi effettivi infetti allo scopo di interrompere la catena di infezione. La patologia, altamente contagiosa, senza questo tipo di intervento così drastico, potrebbe diffondersi ancora più rapidamente.