Siamo in un mondo difficile, ci verrebbe da dire e sono i satelliti spaziali a dircelo, mostrandoci i volto inedito del Mar Mediterraneo che, dallo spazio, appare soffocato dalla plastica. Attraverso l’ausilio di strumentazioni satellitari sempre più sofisticate, è emerso uno scenario davvero sconcertate.
Tramite delle apposite mappe, sono state evidenziate delle strisce di rifiuti galleggianti che popolano le acque. I risultati sono il frutto di una ricerca effettuata dalla Discovery Element dell’Agenzia spaziale europea (Esa), condotta da un team internazionale, di cui fa parte anche l’Istituto di scienze marine del Consiglio nazionale delle ricerche di Lerici (Cnr-Ismar).
Queste strisce di rifiuti, che hanno la forma di filamenti, peraltro, sono lunghissime, arrivando fino a 20 km, per cui capiamo bene quanto l’emergenza inquinamento delle acque marine sia dì una delle più forti, in quanto il Mediterraneo è un tesoro che va salvaguardato, culla dei popoli, delle tradizioni ma anche e soprattutto della biodiversità.
L’inquinamento da plastica, rilevato dai satelliti, che hanno elaborato, con l’ausilio degli studiosi, delle mappature del fenomeno, evidenzia quanto il Mar Mediterraneo sia tra gli ambienti più minacciati al mondo per via dei rifiuti. Stando ai dati del report “The Mediterranean: Mare Plasticum” dell’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN), oltre un milione di tonnellate di plastica inquinano il bacino mediterraneo.
Ma quali sono le principali cause di questo enorme inquinamento? l’alta densità di popolazione nelle regioni costiere, la cattiva gestione dei rifiuti, il turismo massivo e la navigazione mercantile, oltre al fatto che il nostro Paese, così come l’ Egitto e la Turchia, è tra i maggiori produttori di plastica. Un’emergenza, quella rilevata dai satelliti, che ci fornisce dati raccapriccianti su una realtà che non può essere ignorata e che, col buon senso, può essere migliorata, se solo tutti fossimo più attenti.